Nel corso dell’anno liturgico sono molte le feste che celebrano Maria, gli aspetti della sua santità, i titoli che ne esaltano la grandezza. Al di là della solennità e della più o meno affermata popolarità delle singole feste, la più vicina alla realtà umana pensiamo sia quella della Beata Vergine Maria Addolorata in quanto il dolore è presente nella nostra vita fin dalla nascita, poi il dolore ci segue, nei suoi aspetti fisici, morali, spirituali, lungo tutto il corso della vita.
E il dolore di Maria, creatura privilegiata sì, ma sempre creatura come noi, è più facile comprenderlo: veder morire il figlio è per una madre il dolore più grande che ci sia, non vi sono parole che lo possano consolare. I milioni di madri che nel tempo hanno subito questo immenso dolore, a lei si sono rivolte per trovare sostegno e consolazione, perché Maria ha visto morire il Figlio in modo atroce, consapevole della sua innocenza, soffrendo per la cattiveria, incomprensione, malvagità, scatenate contro di lui, personificazione della Bontà infinita.
Ma la condanna e la morte non furono il solo dolore di Maria, lo furono anche il lungo soffrire iniziato da quella profezia del vecchio Simeone “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”, serbato nel silenzio del suo cuore e certamente accresciuto dalla coscienza di sapere e di non poter rivelare a tutti chi era in realtà quel Figlio.
Anche per noi Maria può essere un sicuro rifugio nelle immancabili difficoltà e sofferenze della vita, un esempio di fortezza e di totale fiducia che il Signore non ci abbandona, la vogliamo vedere non solo addolorata ma anche piena di speranza, speranza che vedrà pienamente concretizzata nel Figlio risorto, speranza che anche noi vogliamo coltivare in attesa di sperimentare pienamente la gioia di figli di Dio.