La “mensa” di S. Stefano, era, e ci auguriamo che lo sarà ancora, una realtà ben conosciuta e apprezzata, molti vi hanno operato come volontari e molti di più l’hanno sostenuta o finanziariamente o offrendo generi alimentari.
Nel num. 31 del nostro Foglio Incontri ne avevamo già annunciato la riapertura dopo la pausa della pandemia e già avevamo ricordato le motivazioni che stanno alla base di questo servizio: un bisogno reale di tante persone, oltretutto in aumento, la sovrabbondante capacità di rispondere a questo bisogno mettendo insieme le nostre forze, l’amore del cristiano che non rimane insensibile di fronte al bisogno altrui.
Avevamo anche espresso l’augurio che tanti avrebbero dato la propria disponibilità e la propria collaborazione, adesso è il momento di passare dalle buone intenzioni all’azione. Non rimaniamo nel vago ma, anche se può sembrare banale, guardiamo quali sono le cose pratiche da fare e vedremo che tanto banale non è.
- Accoglienza degli ospiti: è il primo incontro, da non dimenticare che tutti hanno qualche problema o qualche disagio. Le modalità dell’accoglienza possono essere diverse dal passato, sono ancora da definire con la Caritas.
- Approvvigionamento: acquisto e conservazione di viveri (pane, pasta, carne, verdure, frutta, ecc… piatti, stoviglie, ecc…) per circa 30 persone per tutti i giorni. Facciamo presente che per questo compito, particolarmente oneroso e impegnativo, c’è già un volontario esperto, ma potrà fare tutto da solo? Un collaboratore potrebbe essere non solo utile ma anche ben accolto.
- Cucinare: chi prende questo impegno deve, cominciando dal giorno prima, decidere che cosa cucinare, vedere che cosa c’è nei frigoriferi, verificare se manca qualcosa, se c’è bisogno di scongelare. E non si può cucinare tutti i giorni la stessa cosa, quindi informarsi cosa è stato cucinato i giorni precedenti. Sarà sufficiente una sola persona per cucinare per trenta persone un primo e un secondo o avrà bisogno di un aiuto?
- Apparecchiare: la parola non ha bisogno di spiegazioni, ma è opportuno cominciare un’ora prima per essere sicuri che, se manca qualcosa, ci sia il tempo di rimediare,
- Sporzionare e preparare i piatti: basta la persona o le persone che sono a cucinare o sarà bene che ci sia qualcun altro che provvede a questo? La quasi totalità degli ospiti vivono per strada e quindi noi vogliamo offrire loro un pasto caldo, purtroppo la nostra cucina non ha la possibilità di mantenere i pasti in caldo.
- Servire ai tavoli, semplice, si dirà. Vero ma non dimentichiamo che siamo davanti a persone che fanno una vita particolare, molti non sono italiani e quindi non hanno la nostra cultura,
- Al termine della cena: pulire, spazzare, rimettere tutto a posto, ecc… bisogna tener presente che il giorno dopo viene un altro gruppo!!!
Qualcuno dirà “Ma tutto questo non si fa anche in casa nostra?” Certo! Ma qui si fa per trenta persone, in una cucina che non è quella di casa nostra e per persone che non sappiamo chi sono e come ci accolgono.
Alcune persone hanno già dichiarato la propria disponibilità a “dare una mano”, fin da ora diciamo loro grazie di vero cuore ma, per una organizzazione efficiente, abbiamo ritenuto opportuno chiedere a tutte queste persone di ripetere la propria disponibilità e dichiarare esplicitamente quale dei servizi sopra indicati ognuno è in grado o è pronto a fare: uno, due, tutti? E in quali giorni?
Adesso non parliamo più, anche se detto all’inizio, di “Mensa di S. Stefano” ma di “Mensa dell’unità pastorale”, inoltre abbiamo anche la partecipazione di altre comunità del nostro Vicariato, quindi siamo certi che tutti i servizi verranno coperti perché le persone di buona volontà e dal cuore grande sono sempre pronte a partire.
Chi desidera offrire la propria disponibilità è pregato di contattare Ivan all’indirizzo email: IVAN.ASCARI@libero.it
Rimaniamo in attesa di queste dichiarazioni per organizzare i gruppi.
Ovvio che tutto questo servizio: acquisti, consumi, ecc… ha un notevole costo finanziario quindi tutti possono dare la propria collaborazione anche finanziariamente.
Ivan, don Carlo e don Federico