Dal discorso ai membri della Curia romana per gli auguri di Natale. 21 Dicembre 2020
Questo Natale è il Natale della pandemia, della crisi sanitaria, della crisi economica sociale e persino ecclesiale che ha colpito ciecamente il mondo intero. La crisi ha smesso di essere un luogo comune dei discorsi e dell’establishment intellettuale per diventare una realtà condivisa da tutti.
Questo flagello è stato un banco di prova non indifferente e, nello stesso tempo, una grande occasione per convertirci e recuperare autenticità. E una lezione che ci viene dai Vangeli dell’infanzia, dove è narrata la nascita di Gesù, è quella di una nuova complicità – una nuova complicità! – e unione che si crea tra coloro che ne sono i protagonisti: Maria, Giuseppe, i pastori, i magi e tutti quelli che, in un modo o nell’altro, hanno offerto la loro fraternità, la loro amicizia affinché potesse essere accolto nel buio della storia il Verbo che si è fatto carne…
La crisi è un fenomeno che investe tutti e tutto. È presente ovunque e in ogni periodo della storia, coinvolge le ideologie, la politica, l’economia, la tecnica, l’ecologia, la religione. Si tratta di una tappa obbligata della storia personale e della storia sociale. Si manifesta come un evento straordinario, che causa sempre un senso di trepidazione, angoscia, squilibrio e incertezza nelle scelte da fare. Come ricorda la radice etimologica del verbo krino: la crisi è quel setacciamento che pulisce il chicco di grano dopo la mietitura…
“Fratelli e sorelle, questa riflessione sulla crisi ci mette in guardia dal giudicare frettolosamente la Chiesa in base alle crisi causate dagli scandali di ieri e di oggi,… Anche il nostro tempo ha i suoi problemi, ma ha anche la testimonianza viva del fatto che il Signore non ha abbandonato il suo popolo, con l’unica differenza che i problemi vanno a finire subito sui giornali, questo è di tutti i giorni, invece i segni di speranza fanno notizia solo dopo molto tempo, e non sempre”…
Chi non si sente mosso da tenerezza di fronte a un piccolo bambino? In Gesù Bambino Dio si mostra amabile, pieno di bontà, di mansuetudine. Veramente un Dio così possiamo amarlo con tutto il cuore. Dio manifesta la sua bontà per salvarci. E che cosa significa essere salvati? Significa entrare nella vita stessa di Dio, divenire figli adottivi di Dio mediante il battesimo. Questo è il grande significato del Natale: Dio si fa uomo perché noi possiamo diventare figli di Dio”….
“Se ne tornarono alla loro vita di tutti i giorni. Anche noi dobbiamo tornare alla nostra vita di tutti i giorni: il Natale passa. Ma dobbiamo tornare alla vita in famiglia, al lavoro, trasformati, dobbiamo tornare glorificando e lodando Dio per tutto quello che abbiamo udito e visto. Dobbiamo portare il lieto annunzio al mondo: Gesù è il nostro salvatore. E questo è un dovere.
Perché ho speranza? Perché il Signore mi ha salvato. Ricordare quello che noi contempliamo e andare avanti ad annunciarlo. Annunciarlo con la parola, con la testimonianza della nostra vita. Tuttavia, le difficoltà e le sofferenze non possono oscurare la luce del Natale, che suscita una gioia intima che nessuno può toglierci”.