La Domenica della Parola

…hai visto se Gesù ti ha mandato un whatsapp?

Domenica 23 gennaio: Domenica della Parola di Dio.

Che senso può avere per noi?

Forse la risposta si può trovare a partire dal titolo (in latino) della lettera con cui Papa Francesco ha istituito (nel 2020) una domenica per la “celebrazione, riflessione, divulgazione” della Parola: APERUIT ILLIS.

Non è altro che la descrizione del momento in cui Gesù risorto, dopo aver incontrato gli apostoli riuniti nel cenacolo, che si mostravano «…sconvolti, pieni di paura …turbati, dubbiosi …increduli e pieni di stupore…», «APRÌ LORO la mente per comprendere le Scritture», facendo loro ripercorrere, come in un luminoso flashback, l’esperienza vissuta insieme sulle strade della Palestina (Lc 24,36-48).

Un momento intenso, coinvolgente, come quando i due discepoli di Emmaus, ripensando al cammino fatto dopo il loro incontro con Gesù, si dicono l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24,32).

Se ci pensiamo, può suscitare stupore che la mente degli apostoli si apra alla comprensione proprio alla fine della loro convivenza con Gesù, mentre lui se ne stava andando. Evidentemente… Non è mai troppo tardi! Dall’aver udito, o dal sentito dire, nel corso del tempo erano passati all’ascoltare, quindi al comprendere, al riconoscere, al sentirsi cambiati dentro, tanto da essere alla fine spinti alla testimonianza dell’incontro con l’Amore, che aveva cambiato la loro vita!

Ecco, con la Domenica della Parola si rinnova l’invito ad entrare in dialogo profondo con Gesù, anche attraverso la comprensione della Parola. Saremo aiutati in questo percorso dalle Letture che saranno proclamate nella Messa, dall’omelia del celebrante, dalle riflessioni e dalle proposte che saranno condivise da parte di alcuni testimoni (catechisti, partecipanti ai gruppi biblici…).

Ricordiamoci comunque che la Parola di Dio non è per pochi: l’incontro con la Parola è offerto a ciascuno e tutti nella chiesa sono chiamati ad essere non solo uditori, ma anche annunciatori e testimoni della Parola di salvezza che è rivolta ad ogni uomo.

Parafrasando quanto proposto quest’anno dal Patriarca di Gerusalemme Pizzaballa, possiamo pensare alla Parola di Dio come una lettera d’amore spedita a ciascuno di noi, che attende una risposta…

E se oggi, forse, non va più di moda scrivere lettere, magari il messaggio di Gesù ci arriva con un whatsapp…

Giuseppe Meucci