Carlo, un paziente costruttore di relazioni.
In queste parole potremmo distillare la sua esperienza nella comunità cristiana, che si è snodata nel corso degli anni qui a S. Stefano.
è difficile trovare un aspetto della vita della comunità parrocchiale in cui Carlo non abbia profuso il suo sapiente ed umile impegno. Si è sempre messo al servizio. A partire dalla sua partecipazione alla costituzione del primo Consiglio Pastorale e all’animazione delle Assemblee parrocchiali. Quando poi si è trattato di tirare la carretta, lui c’era. Basti pensare a quando ha dato una mano a don Waldo per i diversi lavori alla chiesa di S. Stefano o alla casa di Caprona. Ma in modo particolare è da citare il suo contributo sostanziale per la realizzazione della Radio S. Stefano e per la redazione, nel corso degli anni, del Notiziario parrocchiale.
Mentre da un lato, in ambito universitario, si è dedicato alla Conservazione e allo Studio degli Strumenti Scientifici, contribuendo alla creazione del Museo degli Strumenti per il Calcolo – quindi potremmo dire sviluppando e raffinando delle competenze tecniche – in ambito ecclesiale ha dato il meglio di sé nella comunicazione, nell’annuncio. E svolgendo in maniera esemplare la funzione di lettore nelle assemblee eucaristiche.
Nella relazione e nel confronto con gli altri emergeva una capacità di elaborazione e una profondità di riflessione che tutti noi gli riconosciamo e di cui gli siamo grati.
Nel rapporto di amicizia con Carlo ne abbiamo potuto apprezzare il ragionamento fine e insieme l’abbandono al mistero, non prima di aver profuso tutto l’impegno possibile per il bene.
Nei giorni scorsi, nel momento in cui guardava con estrema consapevolezza agli ultimi passi del suo cammino storico, parlando di semina e di frutti diceva, con fare interrogativo: “sarà servito?”… Ma poi era il primo a riconoscere, in umiltà e verità, che la logica evangelica, la sola che ha dato e dà un senso alla sua e alla nostra vita, è quella del «chicco di grano che, se caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». (Gv 12,24)
Per questo crediamo di poter dire che Carlo resta un compagno prezioso nel cammino della comunità che andremo a sviluppare nel tempo, come pure noi per lui.
Grazie, Carlo.