Per le strade parrocchiali

tra case vuote e porte chiuse

Con la Quaresima si è rinnovata la tradizionale “Benedizione delle Famiglie” che affonda le sue radici nell’eredità del Concilio di Trento.

Ringrazio Don Carlo e Don Federico che coinvolgendomi, per la prima volta, in questa esperienza, mi hanno permesso di conoscere gente, di ascoltare e di costruire nuove relazioni.

In qualunque casa entriate, prima dite Pace a questa casa”: è la frase del Vangelo di Luca che viene detta entrando nelle case. Ed è veramente una occasione propizia per ravvivare la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio.

Nel ripensare ai tempi in cui ero ragazzino, ricordo quanto fosse divertente, da chierichetto, accompagnare il prete durante la visita alle famiglie. Infatti, non solo ogni famiglia, quasi sempre al completo (oggi questo è molto raro), era ad aspettarci; ma principalmente tutti facevano a gara a riempire il prete e noi chierichetti di dolci, cioccolatini, caramelle e altro. La benedizione veniva data in ogni stanza (guai a saltarne una!) ognuna delle quali, nei giorni precedenti, aveva subito le famose “pulizie pasquali”.

Oggi, non più in veste di accompagnatore, ma di Diacono, ho notato comunque alcune cose rimaste costanti negli anni: ad esempio l’offerta che spesso viene data per la Chiesa. Altra cosa, molto ripetuta, sono le giustificazioni sui motivi per cui non si frequenta la Parrocchia: ce ne sono state di veramente buffe, altre le definirei tragicomiche.

Le famiglie tradizionali sono in diminuzione; mentre cresce la popolazione anziana. Ho incontrato anche tanti studenti, non residenti, che sono in città per gli studi universitari. Molti sono i “no”, i “non mi interessa” e “non ho tempo”; ma nonostante tutto ho vissuto anche momenti toccanti: veramente lo Spirito Santo soffia dove vuole!

Persone, volti, sguardi profondi che rimarranno scolpite nella mia memoria.

Grazie a Dio sono molti ancora a pensare che sia molto bello quando un Ministro della Chiesa entra in casa e scambia anche poche parole per ricordare che il grande mistero della Pasqua merita ancora e meriterà sempre di essere ascoltato.

Diacono Michele