Come ben sappiamo, l’Anno Pastorale 2017/2018 è stato interamente dedicato al tema della Chiesa. Il Piano Pastorale Diocesano aveva indicato – per l’anno scorso – la Cattedrale come punto di riferimento della riflessione e luogo simbolo. Come Chiesa Diocesana, come comunità, siamo stati chiamati a scoprirci Pietre Vive, membra del medesimo Corpo. La conclusione dell’Anno della Chiesa avrà luogo domenica 23 settembre, alle ore 18.00 in Duomo, con una Celebrazione Eucaristica presieduta dal Card. Gualtieri Bassetti, Arcivescovo di Perugia e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Il prossimo Anno Pastorale, però, sarà il 2018/2019: così, mentre ci prepariamo alla chiusura dell’Anno della Chiesa, ci proiettiamo già al nuovo anno e al nuovo tema. Il collegamento è particolarmente importante: la Chiesa è il Corpo di Cristo, ciascuno di noi è un membro di questo Corpo che è morto ed è risorto. Per mezzo del Battesimo anche noi moriamo e risorgiamo in Cristo e, così, per mezzo di lui, anche la nostra vita e la vita della Chiesa è chiamata alla Resurrezione. Ecco, pertanto, che il nuovo Anno Pastorale sarà interamente dedicato alla Vita, alla Vita con la «V» maiuscola che solo il Signore può donare, la Vita bella, la Vita piena, la Vita senza il peccato. Sarà interessante, pertanto, riflettere su temi dei quali, in realtà, parliamo poco spesso nonostante, invece, dovrebbero essere il centro della nostra attenzione: penso soprattutto al Paradiso, alla vita di comunione piena con il Signore. Ma parlando del Paradiso non possiamo non parlare anche del Purgatorio e dell’Inferno, realtà – quest’ultima – che racconta la possibilità che l’uomo ha di rifiutare Dio, di utilizzare il dono della propria libertà per chiudere le porte all’Amore che ogni giorno bussa al nostro cuore. Su questi temi prevale spesso il pregiudizio, la battuta, il cambiare discorso: questo però perché, molto probabilmente, non ci formiamo abbastanza, preferiamo guardare all’oggi invece di pensare a quel passaggio – che è la morte – che, naturalmente ci fa paura. Eppure, quante volte nella liturgia diciamo «Vieni, Signore»; quante volte chiediamo la sua venuta nella preghiera del Padre Nostro: «Venga il tuo Regno». Chissà che qualche volta, preghiamo, ci rivolgiamo al Signore, ma non stiamo pensando a cosa veramente stiamo dicendo. Ecco, l’Anno della Vita vuole proprio provocarsi a guardare più in là del nostro naso, a ricordarci che il cristiano è straniero e pellegrino sulla terra, a farci presente che la Chiesa è Popolo di Dio in cammino verso la piena e stabile comunione con il Signore. Per questo il luogo simbolo dell’Anno Pastorale 2018/2019 sarà il Camposanto. «Cimitero», in greco, significa «luogo dell’attesa, del riposo, dormitorio». Ecco, siamo chiamati, come cristiani, a rinnovare la nostra fede nella resurrezione, alla consapevolezza che la morte non è la fine di tutto, ma un passaggio di vita in vita, a riscoprire il fatto che con il Battesimo siamo chiamati alla Santità. L’Arcivescovo, nella lettera di indizione di questo nuovo Anno Pastorale, ha parlato della santità citando Papa Francesco che parla dei «santi della porta accanto». La santità non è qualcosa di lontano da noi, di fuori dalle righe ma è, come diceva già San Giovanni Paolo II, vivere in modo straordinario l’ordinario. Ebbene, tra gli esempi che l’Arcivescovo cita per dire i «santi della porta accanto», troviamo menzionata anche la nostra carissima Adriana. Siamo certi che di questo si sentirà imbarazzata, eppure, la sua figura, la sua vita, la sua umiltà, sono per noi slancio a vivere evangelicamente le nostre giornate, a ricordarci un po’ più di Dio nella nostra vita, a sentirci maggiormente parte della grande famiglia che è la Chiesa, la quale, non si esaurisce con la Chiesa della terra, ma si apre alla Chiesa del Cielo, in quella comunione che il Credo chiama «la comunione dei santi».
Mettiamoci in cammino, iniziamo il nuovo anno pronti ad accogliere il Signore nella nostra vita e a diventare testimoni autentici del Vangelo.
Don Carlo e Don Federico