La fiera dei bambini su misura
Leggiamo di questo evento su “Avvenire” di Mercoledì 8 Settembre; potrebbe sembrare uno dei tanti, più o meno clamorosi, che vengono promossi, ma ci ha fatto pensare e ci è sembrato opportuno invitare altri a porsi la domanda da dove nasce la proposta di un evento di questo genere e quale può essere l’influenza sulla mentalità e quindi sull’agire nel futuro.
“Désir d’enfant”: questo il titolo del salone sulla fecondazione assistita che si è svolto a Parigi, salone che vogliono presentare anche in Italia con il titolo “Un sogno chiamato bebè”. Di cosa si tratta esattamente? Come in una qualsiasi fiera ci sono tutti gli stand allestiti dalle varie ditte che offrono i loro “servizi”: fecondazione in vitro, cliniche dove effettuare la fecondazione, cataloghi di persone che offrono il loro materiale genetico, trasporto e conservazione di questo materiale, maternità surrogata (volgarmente detta ”utero in affitto”).
Leggiamo anche che, fuori della fiera, ci sono gruppi di contestatori: sia cattolici in generale, sia gruppi di attivismo femminista; ambedue gli schieramenti vedono questa pratica come un’offesa alla dignità della persona e contraria ai diritti delle donne e dei bambini.
Se c’è una fiera, naturalmente, ci troviamo di fronte ad una grande esposizione con gli stand, la pubblicità, gli slogan accattivanti, i costi dei vari servizi e, non potevano mancare, le offerte a sconto. Questo mercato, una volta nascosto e, per alcuni aspetti considerato disumano, adesso non è più nascosto ma mostra tutta la sua realtà consumistica. Per dare una risposta a chi vuole un figlio ad ogni costo si è sviluppato questo mercato transnazionale in cui si possono scegliere le offerte più convenienti, siamo di fronte alla libera concorrenza tra la domanda e l’offerta. Non mancano depliant con foto di genitori e bambini sorridenti, i prezzi che variano a seconda dell’abbondanza della scelta, i consigli per ridurre i costi, se si tratta di un embrione già fecondato o meno. Non manca certamente la possibilità di scegliere come si vuole il figlio, se biondo, castano, moro, di razza, ecc. E alla fine anche la scelta, su catalogo, della madre che mette a disposizione il proprio utero. Tutto è organizzato alla perfezione.
A questo punto, anche se la nostra affermazione sembrerà pesante, ci viene spontaneo dire che l’essere umano e la maternità sono considerati – per alcuni – prodotti di mercato.
Non facciamo commenti e non poniamo domande, abbiamo voluto solamente presentare un fatto e una realtà che ci sembra vada crescendo. Lasciamo che ognuno faccia le proprie valutazioni.
Don Carlo e Don Federico