Lo abbiamo fatto attraverso i vari verbali dei Consigli Pastorali scorsi, ma ci sembra opportuno anche dedicare uno specifico spazio alla questione di Caprona.
Per chi non lo sapesse, a Caprona la parrocchia di S. Stefano è proprietaria di uno splendido casolare con un grandissimo giardino. L’acquisto fu fatto negli anni ’80 e la comunità ha investito soldi, tempo ed energie nel farla funzionare al meglio. E così è stato per tanti anni. A Caprona c’erano appuntamenti anche più volte alla settimana, incontri di catechismo, gruppi famiglie, ritiri, giornate di svago e divertimento. Poi, i tempi cambiano. Anzi, cambia il mondo. Ancora meglio, come dice Papa Francesco, assistiamo non ad un’epoca di cambiamenti ma ad un cambiamento d’epoca e, questo, in tutti i settori. Altro step importante: nel 2011, quando già Caprona era molto meno utilizzata – proprio per il cambiamento d’epoca – vi fu una occupazione abusiva da parte di alcune famiglie rom. La scelta della comunità fu di non procedere con sgombero tramite le forze dell’ordine, ma di accogliere queste famiglie. E così fu condiviso un progetto di accoglienza con la Società della Salute e il Comune di San Giuliano (la casa, infatti, si trova nel territorio del Comune di San Giuliano) per cui la Parrocchia metteva a disposizione della Società della Salute e del comune tre appartamenti dell’immobile di Caprona, ristrutturati con i fondi della Comunità Europea e della Regione Toscana, e tali enti erano responsabili delle gestione delle famiglie rom che vi erano ospitate. Le famiglie abitano gli spazi, se ne prendono cura (giardino compreso) e alla parrocchia di S. Stefano rimane una bella parte dell’immobile, quella situata a piano terra, per essere utilizzata.
E così eccoci ad oggi. La casa, nonostante tutti gli sforzi fatti (e qui non possiamo non ringraziare il nostro Juri Riccardi per il suo enorme servizio reso per il coordinamento di tutto ciò che riguarda Caprona), è stata sempre meno utilizzata. Poi, sempre a proposito del cambiamento d’epoca, ecco l’Unità Pastorale: dapprima con I Passi e poi con S. Pio X. E la situazione, adesso, è diametralmente opposta. Se Caprona fu all’epoca acquistata perché S. Stefano aveva pochi spazi, ora il problema, semmai, è dei troppi spazi! Anche come giardino pensiamo agli spazi dei Passi, dove, infatti, ultimamente facciamo anche i pranzi dei Campi Solari. Ma non solo: abbiamo le canoniche delle varie chiese, abbiamo l’asilo di S. Stefano, abbiamo la Cappella del Viale Giovanni Pisano (attualmente convenzionata con la comunità degli ortodossi georgiani), ma soprattutto nuove generazioni, nuove famiglie che non riescono ad affezionarsi a Caprona e ciò è anche comprensibile, vista la nuova situazione.
Dunque, il Consiglio Pastorale ha pensato di valutare la vendita di Caprona. Questo farebbe sì che i soldi di tale vendita potrebbero essere investiti in toto in un grande lavoro di ristrutturazione del Salone di S. Stefano e di tutti i locali di S. Stefano, ormai molto vecchi e pieni di umidità. Tutti gli sforzi delle famiglie che investirono soldi, tempo ed energie nella casa di Caprona, così, non sarebbero persi, ma anzi, sarebbero reinvestiti. Tutto lo spirito che animò quella operazione sarebbe adesso all’opera in quest’altra. Niente, quindi, andrebbe perduto! E neanche le famiglie che abbiamo accolto! Perché la Parrocchia – su placet del Consiglio Pastorale – ha già provveduto a comunicare l’intenzione di non rinnovare il contratto di comodato per i tre appartamenti, che regola il nostro rapporto con la Società della Salute e il Comune di San Giuliano, e che scadrà il 3 maggio del 2025. In tal modo il Comune di San Giuliano e La Società responsabili della gestione delle tre famiglie rom, hanno tempo e modo per trovare loro altra collocazione e, in tal modo, tutta l’operazione sarebbe serena e costruttiva.
Adesso, quindi, siamo a questo stato dell’arte: la disdetta è stata inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno e il Consiglio Pastorale ha nominato Juri Riccardi, Ivan Ascari e Francesco Fattibene come membri della «Commissione Caprona» che seguirà tutti i vari prossimi passaggi e aggiornerà costantemente il Consiglio.
Ecco: ci sembrava importante aggiornare ed informare tutta la Comunità. Ma soprattutto dire grazie a persone, volti e storie che allora, come oggi, si impegnano a costruire non solo la «comunità di mattoni», ma anche quella di «pietre vive» chiamata ad essere un’unica famiglia che annuncia la gioia e la bellezza di essere e vivere da cristiani, con i piedi ben piantati a terra, capaci di leggere i segni dei tempi, e con lo sguardo sempre rivolto verso l’alto!
Don Carlo e Don Federico