Perché Caprona è Caprona…
Ecco, ci risiamo: l’appuntamento si rinnova, con chi è disposto a farsi coinvolgere per una giornata da trascorrere in semplicità. Un’occasione da cogliere al volo, per lasciarsi andare al tepore del sole e all’aria fresca in riva all’Arno. In un clima familiare, che mette insieme, in allegria, quattro generazioni.
Un pensiero a chi, sempre presente, oggi è trattenuto da un impegno familiare, o magari è impedito perché è in ospedale per un imprevisto… Una preghiera, sotto la guida di don Carlo, per essere rinsaldati nell’amicizia e nella comunione. La condivisione del pranzo, con un menù che spazia dalla grigliata (“chef” Alberto) a una varietà di stuzzicanti creazioni casalinghe.
Una sosta di relax sul prato verde, con il pomeriggio allietato da musiche anni ‘70. Quattro calci al pallone, mentre chi è più avanti (in primavere) fa quattro mani a tressette. Con la possibilità di incontrare e di salutare gli ospiti della casa, tra sorrisi e strette di mano.
Qualcuno approfitta della vicinanza per allungare il passo verso la Pieve di Santa Giulia, che nel suo splendido isolamento, incoronata dai Monti Pisani, marca un cammino di arte e di fede. Mentre c’è chi copre la distanza tra Pisa e Caprona in bicicletta, perché nello spostamento ci si può immergere nella natura.
Tutte queste, e tante altre, le sensazioni che si percepiscono e si vivono intensamente nella nostra Casa di Caprona. E che si sono rinnovate anche per il gruppo che ha passato lo scorso 1° Maggio a Caprona. Che bellezza, poter godere di uno spazio e di un tempo che rappresentano sempre, per tanti di noi, il senso della libertà! Un bene comune che si fa apprezzare ogni volta come fosse la prima, e che chiede di essere abitato e vissuto.
La recente “campagna di manutenzione” ci ha restituito la casa col suo vecchio fascino; ed è una cura che, con il coordinamento di Juri, necessita di essere rinnovata nel tempo. Perché di anni ne sono passati: questo è il 40° Primo Maggio della Casa di Caprona, a partire da quel giorno del 1980 quando la casa fu acquistata dalla Comunità di S.Stefano, grazie all’impegno di un gruppo di famiglie.
In questi decenni si sono succedute fasi diverse nella storia della casa, ognuna con un significato particolare. Tutte sono impresse nei ricordi personali che, condivisi e integrati, contribuiscono a costruire la memoria storica di questa “proiezione” della comunità di S. Stefano.
Non solo 1° Maggio, dunque. Perché la casa può offrire a ciascuno, ogni giorno dell’anno, la possibilità di fare una sosta rigenerante, uscendo dal ritmo convulso della quotidianità, per ritrovare la giusta relazione con se stessi, con gli altri, con la natura.
Perché Caprona è Caprona!
Giuseppe Meucci