I catechisti si raccontano

oltre le emozioni, per rinnovarsi
con l’annuncio ai più piccoli

Da giovane catechista, cosa ti senti di raccontare, dopo la celebrazione della Messa di Prima Comunione di quest’anno?

Tu che da diversi anni accompagni i bambini alla loro Prima Comunione, hai mai avuto l’impressione di dire o fare cose ripetitive e troppo comuni?

Cosa ti senti di dire ai bambini oggi?

Per la prima volta ho avuto l’opportunità di accompagnare dei bimbi in un cammino di due anni (causa Covid abbiamo fatto due anni in uno) che li ha portati alla loro Prima Comunione. Ma è un cammino che ho fatto anch’io. La crescita e l’apprendimento sono stati reciproci, anche con l’incontro e il confronto con i genitori dei bimbi.
L’emozione è stata tanta al primo turno, quando erano coinvolti i bambini degli altri gruppi. Al secondo turno, la commozione, invece, è stata ridotta: sarà per la tensione o per la difficoltà a rendersi conto del momento, con il pensiero che i “miei” bimbi stessero per compiere un importante passo. Infatti a distanza di qualche ora e qualche giorno ho assimilato meglio l’avvenimento.
Ringrazio il Signore per questa grande missione che mi ha affidato e coltivo la speranza che i bimbi (ma anche io) possano continuare l’incontro con Gesù, Eucarestia e presenza viva in ogni fratello e sorella, aggiungendo alle loro ricette di vita l’ingrediente in più, Gesù, che ne cambia il risultato finale. (Marco)

 

Il percorso intrapreso con i bimbi è stato un percorso anche per noi catechisti: nel volerli accompagnare, loro hanno accompagnato noi nella conoscenza reciproca, nella crescita personale e nella (ri)scoperta della fede.
I giorni delle Prime Comunioni (e un po’ anche i precedenti) sono stati intensi, perché all’emozione si sono mescolati il senso di responsabilità e il pensiero del nostro compito. Infatti nel giro di poco dall’inizio della messa, i bimbi avrebbero ricevuto dentro di loro il Signore, per la prima volta: si sarebbe trattato di un momento a cui abbiamo cercato di prepararli e in cui, adesso, sarebbe dipeso da loro accogliere il dono di Gesù dentro di sé.
Ci auguriamo che sia stato fonte di gioia viva e nuova per tutti loro e per coloro che gli sono vicini, perché da ora in poi possano avere in loro una nuova fonte di vita, di speranza, di pace e di fede.
Che questa tappa sia l’inizio di un nuovo cammino! (Chiara)

 

Ogni volta che i catechisti sono impegnati nel cammino delle Prime Comunioni, si rinnovano emozioni miste di gioia e ansia. Cerchiamo di mettere da parte l’ansia per le cose tecniche, pratiche: sarta per il saio, addobbi floreali, fotografo. Ma è inevitabile fare i conti anche con questi particolari che sono parte della celebrazione. Dopo possiamo tornare all’origine, alla motivazione principale: aiutare, accompagnare i bambini all’incontro personale con Gesù, per assaporare l’Eucarestia che non è solo pane azzimo.
Ci appare un compito immenso, perché non ci sentiamo all’altezza. Possiamo allora chiedere l’aiuto dello Spirito Santo. Preghiamo e accettiamo i nostri limiti. Ci accontentiamo di accompagnarli magari con l’amicizia, cerchiamo di farci sentire vicini con l’affetto e di avere cura dei bambini, come fratelli e sorelle maggiori nel comune cammino di fede cristiana.
La curiosità ci spinge a farci domande silenziose: “Chissà cosa avrà detto Gesù a ciascuno di loro! Chissà cosa avranno detto i bambini a Gesù!”
Noi catechisti abbiamo provato a carpire alcune impressioni, per vedere se ci sia stato un piccolo dialogo, una preghierina, un pensiero, un ascolto. Abbiamo capito che c’è stata tanta emozione e che qualcosa fra Gesù e i bambini è successa, ma tutto (per fortuna) è parte del grande mistero dell’Incarnazione che continua nel tempo e nelle storie personali.
Noi catechisti continuiamo a pregare con e per i bambini, con e per le famiglie tutte.
Ringraziamo Dio anche degli intoppi e delle passeggere incomprensioni che ci sono state e che ci hanno richiamati all’essenza della celebrazione, al motivo del nostro essere catechisti che collaborano nell’annuncio della Buona Novella con i sacerdoti e le famiglie. (Monica)

 

È sempre una grande emozione, per un catechista, accompagnare un gruppo di bambini alla Prima Comunione. Passano gli anni e i gruppi si susseguono, ma ogni volta l’emozione è nuova, perché ogni bimbo ha la sua storia, il suo percorso, la sua sensibilità. E ogni volta, mentre li guardiamo nel loro abito bianco, ci chiediamo se davvero per ciascuno di loro siamo stati accompagnatori gioiosi, strumenti utili, testimoni credibili. Siamo consapevoli dei nostri limiti, e proprio per questo li affidiamo tutti con immensa fiducia all’amore di Gesù, perché davvero possa essere per loro l’amico fidato, la guida sicura, il sostegno e la stella polare del loro cammino. E ugualmente il pensiero va alle loro famiglie: a quelle che abbiamo avuto modo di conoscere appena e a quelle che abbiamo potuto avvicinare di più, a quelle che vivono situazioni complesse e talora difficili e a quelle che con più serenità riescono a seguire la crescita dei loro figli. Per loro il nostro augurio in questo giorno di festa è che l’incontro dei loro bimbi con Gesù Eucarestia possa essere per tutti l’occasione per riscoprire, o rafforzare, la consapevolezza che solo restando uniti come tralci all’unica vite potremo portare frutto per la nostra vita e per quella dei nostri cari. (Maria Adelaide)

 

I bimbi sono stati eccezionali e, nonostante la perdita di un anno, lo Spirito Santo ha operato bene sin dalla due giorni di Assisi, durante il ritiro, fino alle due Domeniche di Prima Comunione.
Buona vita, ragazzi! (Anna)