Prima Comunione e Cresima, celebrazioni importanti e significative che in queste domeniche interessano diversi ragazzi e giovani delle nostre comunità; da non dimenticare che questi momenti coinvolgono anche le loro famiglie.
Vero che sono cerimonie che normalmente si ripetono ogni anno, ma meritano qualche riflessione perché troppo spesso pensiamo quasi esclusivamente all’esteriorità della celebrazione: se è bella, coinvolgente, se l’addobbo è significativo, se i canti sono adatti, eseguiti bene, ecc… Tutte cose giuste perché abbiamo anche bisogno della bellezza, ma facciamo un piccolo sforzo e ricerchiamo il significato di ogni celebrazione.
Concentriamo la nostra attenzione verso la Cresima dei nostri giovani. Già dovremmo porci la domanda perché per la Messa di Prima Comunione facciamo tante decorazioni, vestiti, inviti e pranzi quasi matrimoniali, mentre per la Cresima esteriormente non facciamo quasi nulla. Segno di minore importanza? Eppure dovremmo pensare molto di più, non tanto al valore perché tutti i Sacramenti sono importanti, ma al significato che ha e soprattutto all’impegno che questa richiede.
Mentre nel passato la Cresima veniva amministrata ai piccoli, quindi era niente di più che un rito, oggi, almeno da noi, la Chiesa ha fatto la scelta di ammettere a questo Sacramento gli adolescenti, quindi un salto di circa dieci anni. La motivazione è chiara: la Chiesa ha voluto dare al Sacramento il vero significato di “Confermazione”, confermazione del Battesimo dato ai bambini per scelta dei genitori. Quasi una domanda che rivolgiamo all’adolescente, cioè a colui/ei che vuole staccarsi dai genitori, che vuole la sua libertà, la sua autonomia: “Vuoi confermare il tuo Battesimo? Vuoi prendere gli impegni che il Battesimo comporta? Ti vuoi impegnare a seguire Gesù sulla strada dell’amore e del servizio?”.
Anche qui sorgono altre domande: ma i nostri adolescenti, 15/16 anni, sono abbastanza maturi e responsabili per prendere questo impegno? Non sarebbe meglio aspettare ancora qualche anno? Ognuno su questo è libero di avere le proprie opinioni, l’età della Cresima non è un dogma di fede.
La Chiesa ha scelto questa età come momento in cui tanti ragazzi vogliono fare le proprie scelte; la Chiesa dice apertamente che fa loro un grande dono consapevole della fragilità della loro età ma con la speranza che, mentre camminano verso la maturità, il dono venga accolto, che venga fatto maturare, che fra tutte le proposte di vita che la società offre prendano in considerazione anche quella cristiana, anzi che la tengano nella considerazione che questa merita.
Un altro aspetto al quale non pensiamo mai: il ruolo dei genitori e dei padrini e madrine. Si sente dire: “se i ragazzi vogliono essere grandi ci pensino loro”; come principio non è sbagliato ma non tiene conto di un aspetto importantissimo: i ragazzi a quest’età, anche se rifiutano l’autorità, hanno un forte bisogno di figure di riferimento, di certezze, di modelli esemplari a cui ispirarsi. Ecco perché noi, superando le regole che dovremmo seguire, per la scelta dei padrini e madrine, abbiamo sempre affermato che quanto abbiamo detto sopra deve essere il criterio per la scelta, non la figura del parente o dell’amico ma la ricerca di una figura di riferimento, coerente con i valori cristiani e possibilmente esemplare.
Genitori, padrini, madrine: è una bella responsabilità quella che abbiamo davanti. Noi sacerdoti ai giovani diciamo sempre di “avere Cristo come modello e misura delle proprie azioni”, ma noi adulti non possiamo tirarci indietro, abbiamo il dovere di essere al loro fianco con la coerenza della vita e l’esempio del comportamento