Ad una nota trasmissione radiofonica del mattino su Radio 1, un invitato ha espresso il suo convincimento politico sulla questione dei migranti. Premetto da subito che non voglio entrare nel merito delle idee politiche e delle ricette offerte per contrastare questo fenomeno. Ognuno di noi ha le proprie idee e opinioni politiche al riguardo. Tuttavia del suo lungo discorso un’affermazione in modo particolare mi ha colpito, relativamente al concetto di Carità Cristiana. Cito testualmente: ”.. Se vogliamo far vincere l’umanità, la vera carità cristiana oggi – e glielo dico io che sono un cattolico – è quella di andare in Africa e dire a loro che stanno sbagliando tutto, di non partire. Purtroppo non c’è spazio. La vera carità cristiana è che queste ONG, queste organizzazioni umanitarie, vadano là a casa loro ad aiutare queste persone. … Io sosterrò sempre tutte quelle organizzazioni non governative, quelle associazioni che vanno là e danno lavoro là. Io sostengo molto i missionari della Chiesa – non ce ne sono molti come una volta – che ancora vanno là ad aiutare queste persone. Questa è la vera carità, questa è la vera umanità …“.
Nell’ascoltare queste argomentazioni si accavallavano nella mia testa tumultuose le parole di Gesù (MT, 25, 35-40): “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”
Al contrario di quanto affermato dall’invitato in trasmissione, penso invece che la Carità Cristiana non sia un delegare ad altri il compito di aiutare il povero, il malato, l’affamato, l’assetato, il forestiero. Ognuno di noi è chiamato a rispondere di persona alle necessità di chi si fa nostro prossimo, in questa relazione con Dio che rimane sempre personale, unica ed esclusiva.
Purtroppo noi cristiani abbiamo sempre più maturato una fede che è stata ridotta ad una ideologia, piuttosto che ad una convinzione di coscienza, sterile di opere di misericordia. Il nostro atteggiamento verso il povero – e quindi verso gli immigrati e rom – prima di qualsiasi riflessione, di qualsiasi strategia di soccorso, dovrebbe far fronte alle sue sofferenze rispondendo, sull’esempio di Cristo, con una reazione di profonda umanità, di sincera commozione e profonda compassione. E’ questo in fondo il più grande e il più genuino insegnamento del Cristo nel Vangelo: misereor super turbam, ho compassione di questo popolo.
Il Vangelo, accanto all’amore e alla speranza, conosce anche il sentimento dell’indignazione che è scandalo: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre» (LC, 19,40). Se quindi davvero aspiriamo a professarci discepoli di Cristo, a vivere alla sua sequela, non possiamo più, di fronte a chi si fa nostro prossimo, volgere lo sguardo altrove, facendo finta di non vedere, sperando di trovare conforto e illusoria giustificazione nel trasferire la propria responsabilità umana, politica ed etica ad altri, fingendo che questi siano più bravi e capaci di noi.
Le migliaia di migranti morti, persone senza più nome né volto, mossi dal sogno disperato di trovare un porto sicuro per sfuggire a condizioni di vita disumane e degradanti, inghiottiti a causa del nostro egoismo e cinismo nell’immenso cimitero che è diventato il Mediterraneo, parlano alle nostre coscienze, al profondo del nostro cuore, a quel Sancta Sanctorum che Dio ha posto dentro ogni essere umano. E ci interrogano con le stesse parole di Cristo: “avevo fame e non mi avete dato da mangiare, avevo sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, ero nudo e non mi avete vestito, ero malato e non mi avete visitato, ero carcerato e non siete venuti a trovarmi”.
Juri Riccardi