Lettura orante della sacra Scrittura

I «gradini» della Lectio Divina

 

Venerdì scorso, P. Giuseppe Trotta, che ancora ringraziamo, ha tenuto la Lectio Biblica quaresimale, come da proposta del nostro Consiglio di Unità Pastorale per il cammino di preparazione alla Pasqua 2023.

Quello dei Gruppi Biblici è stato scelto come uno dei «cantieri» in cui lavorare nel percorso sinodale della nostra comunità.

A tal proposito, ci pare utile riportare le parole della Esortazione Apostolica «Verbum Domini» sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, firmata da Papa Benedetto XVI nell’anno 2010.

Di seguito i numeri 86-87 del documento sui «gradini» della Lectio Divina:

«Il Sinodo [sulla Parola di Dio] è tornato più volte ad insistere sull’esigenza di un approccio orante al testo sacro come elemento fondamentale della vita spirituale di ogni credente, nei diversi ministeri e stati di vita, con particolare riferimento alla lectio divina. […] Nella Lettera a Gregorio [Origene] raccomanda: «Dedicati alla lectio delle divine Scritture; applicati a questo con perseveranza. Impegnati nella lectio con l’intenzione di credere e di piacere a Dio. Se durante la lectio ti trovi davanti a una porta chiusa, bussa e te l’aprirà quel custode, del quale Gesù ha detto: “Il guardiano gliela aprirà”. Applicandoti così alla lectio divina, cerca con lealtà e fiducia incrollabile in Dio il senso delle Scritture divine, che in esse si cela con grande ampiezza. Non ti devi però accontentare di bussare e di cercare: per comprendere le cose di Dio ti è assolutamente necessaria l’oratio. Proprio per esortarci ad essa il Salvatore ci ha detto non soltanto: “Cercate e troverete”, e “Bussate e vi sarà aperto”, ma ha aggiunto: “Chiedete e riceverete”».

Tuttavia, a tale proposito, si deve evitare il rischio di un approccio individualistico, tenendo presente che la Parola di Dio ci è data proprio per costruire comunione, per unirci nella Verità nel nostro cammino verso Dio. È una Parola che si rivolge a ciascuno personalmente, ma è anche una Parola che costruisce comunità, che costruisce la Chiesa. Perciò il testo sacro deve essere sempre accostato nella comunione ecclesiale. In effetti, «è molto importante la lettura comunitaria, perché il soggetto vivente della Sacra Scrittura è il Popolo di Dio, è la Chiesa… la Scrittura non appartiene al passato, perché il suo soggetto, il Popolo di Dio ispirato da Dio stesso, è sempre lo stesso, e quindi la Parola è sempre viva nel soggetto vivente. Perciò è importante leggere la sacra Scrittura e sentire la sacra Scrittura nella comunione della Chiesa, cioè con tutti i grandi testimoni di questa Parola, cominciando dai primi Padri fino ai Santi di oggi, fino al Magistero di oggi».[…] Nei documenti che hanno preparato ed accompagnato il Sinodo [sulla Parola di Dio] si è parlato di diversi metodi per accostare con frutto e nella fede le sacre Scritture. Tuttavia l’attenzione maggiore è stata data alla lectio divina, che è davvero «capace di schiudere al fedele il tesoro della Parola di Dio, ma anche di creare l’incontro col Cristo, parola divina vivente». Vorrei qui richiamare brevemente i suoi passi fondamentali: essa si apre con la lettura (lectio) del testo, che provoca la domanda circa una conoscenza autentica del suo contenuto: che cosa dice il testo biblico in sé? Senza questo momento si rischia che il testo diventi solo un pretesto per non uscire mai dai nostri pensieri. Segue, poi, la meditazione (meditatio) nella quale l’interrogativo è: che cosa dice il testo biblico a noi? Qui ciascuno personalmente, ma anche come realtà comunitaria, deve lasciarsi toccare e mettere in discussione, poiché non si tratta di considerare parole pronunciate nel passato, ma nel presente. Si giunge successivamente al momento della preghiera (oratio) che suppone la domanda: che cosa diciamo noi al Signore in risposta alla sua Parola? La preghiera come richiesta, intercessione, ringraziamento e lode, è il primo modo con cui la Parola ci cambia. Infine, la lectio divina si conclude con la contemplazione (contemplatio) durante la quale noi assumiamo come dono di Dio lo stesso suo sguardo nel giudicare la realtà e ci domandiamo: quale conversione della mente, del cuore e della vita chiede a noi il Signore? San Paolo nella Lettera ai Romani, afferma: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (12,2). La contemplazione, infatti, tende a creare in noi una visione sapienziale della realtà, secondo Dio, e a formare in noi «il pensiero di Cristo» (1Cor 2,16). La Parola di Dio si presenta qui come criterio di discernimento: essa è «viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). È bene poi ricordare che la lectio divina non si conclude nella sua dinamica fino a quando non arriva all’azione (actio), che muove l’esistenza credente a farsi dono per gli altri nella carità».

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