
Fare la comunione per vivere la comunione
Trent’anni e non è diventata un’abitudine…
Perché nel tempo si rinnova – ogni giorno – quella prima chiamata che fu fatta dall’Arcivescovo Alessandro Plotti, attraverso il Parroco di allora don Waldo Dolfi, e che esige – oggi come allora – una risposta di disponibilità al servizio, fatta nella verità, nella consapevolezza del proprio limite. Consapevolezza che quindi comporta ricerca, studio, preghiera.
“Signore, io non sono degno…”: ogni domenica, nell’avvicinarmi all’altare per svolgere il compito di Ministro Straordinario della Comunione, sono queste le parole – le parole del centurione – che mi accompagnano mentre salgo il gradino del presbiterio. Proprio perché è grande la distanza tra la debolezza dei propri mezzi e la grandezza del mistero cui si prende parte nell’Eucarestia.
Non è certo un’esperienza ripetitiva: è sempre una realtà nuova quella in cui ci si immerge, una volta che si accetta di entrare in questo flusso di Grazia! Partecipare alla Mensa, rivivere oggi quella Cena in cui sono sintetizzati e concentrati i misteri e le realtà fondanti del nostro cammino di cristiani, diventa davvero il momento centrale della settimana.
E costituisce un impegno carico di responsabilità, ma nello stesso tempo pieno di gioia, quello di prendere parte alla condivisione del Pane della vita. Si diventa semplici strumenti, a servizio degli altri, perché tutti i fratelli e le sorelle che lo desiderano possano fare comunione con Gesù.
Andate, la missione è lanciata… E la missione è quella di far partecipare alla Comunione – quella che dà un senso ad ogni Assemblea domenicale – anche chi per malattia, per disabilità, per impedimenti vari non può prendervi parte direttamente.
E’ il passaggio più delicato ed anche il più significativo. Fare Comunione nelle case dove si vive il dolore, la solitudine, la fatica del vivere è portare un seme di speranza, un annuncio di resurrezione, un saluto fraterno, e insieme ricevere – sempre – una testimonianza di fede provata, una manifestazione di forza temprata dalle difficoltà, un invito alla semplicità e all’essenzialità. Anche qui si ha la riprova che, come è scritto negli Atti: “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”.
In questi primi trent’anni il numero dei Ministri Straordinari della Comunione è cresciuto e si sono creati legami di fraternità che hanno superato i rigidi confini delle parrocchie e delle zone. La consapevolezza di far parte di un gruppo che si pone al servizio ci ha garantito un sostegno reciproco e ci ha spinto a donare con più generosità.
Sempre con l’obiettivo di stare con orecchi attenti ed occhi aperti – insieme alle nostre comunità – per cogliere il desiderio qualche volta nascosto e la richiesta talora inespressa che comunque proviene dalle persone che vivono nel nostro territorio. Perché – come sintetizza bene un’espressione che una volta ho avuto modo di raccogliere da una signora malata che, con fede profonda, attendeva l’incontro domenicale nella Comunione – “Gesù non è mai troppo!”
Giuseppe Meucci