La nostra comunità, dopo aver celebrato le Cresime dei ragazzi, si appresta DOMENICA 15 alle ore 10.30 presso la chiesa de I Passi, a vivere il momento in cui un nutrito gruppo di bambini, per la prima volta, riceverà il sacramento dell’Eucaristia. Il clima è certamente quello della festa, della gioia … e guai se non fosse così! Un cammino di catechismo che, dopo tre anni, vede in questo evento la sua prima tappa. E così, come ogni sosta che si rispetti, si può cogliere l’occasione per un sereno bilancio … da parte degli adulti …!!! Certo, le foto, i fiori, i canti, i vestiti … ma la Prima Comunione è qualcosa di molto più profondo.
«Beati gli inviati alla cena del Signore» dirà ancora una volta don Carlo quel giorno …! «Beati», cioè «felici»!!! Eppure, quanti inviti vanno a cadere, quanta poca gioia nell’annunciare ai nostri ragazzi la bellezza di essere cristiani!!! E perché?!?! Perché giocare a ribasso è più semplice, perché testimoniare è difficile, perché Gesù molte volte è scomodo, perché trovare scuse semplifica la vita!!! Ma alla fine … che rimane??? Si ritorna sempre lì: alla differenza tra «vivere» e «sopravvivere».
L’entusiasmo dei bambini deve essere per noi una scuola. Gesù ci insegna che dobbiamo «tornare» come bambini, ma attenzione: non ha detto di «rimanere» sempre così! Per tornare bambini vuol dire che prima dobbiamo necessariamente crescere, maturare, avanzare nella fede. E così, più che matureremo e meno fatica faremo a fidarci di Dio, a essere schietti e sinceri, a sognare… a tornare bambini! Ecco, spesso ci manca questa fase di crescita nella fede. Ma allora, come potremmo pretendere che i figli maturino se noi per primi non lo facciamo? Può un cieco guidare un altro cieco? Questa domanda la fa Gesù nel Vangelo e, con particolare attualità, risuona per noi oggi!!! La grazia di Dio non manca, il suo sostegno, il suo aiuto … ma dobbiamo permettergli di operare, dobbiamo lasciargli spazio … anche se questo costa fatica!!!
Ricevere l’Eucaristia a Pentecoste vuol dire affidarsi anche allo Spirito Paraclito. E’ difficile tradurre «Paraclito». Di per sé vuol dire «chiamato presso», un po’ come un «avvocato». Il Card. Martini tradusse il termine con una bellissima immagine: è un po’ come il genitore che insegna al figlio a camminare. Lo fa, ma non tendendolo sempre. C’è il momento in cui gli sta appresso, ma lasciandolo assolutamente senza contatto fisico. Ed è lì che il bambino inizia a muoversi con le sue gambe. A volte ci capita di essere come il bambino che, invece di rialzarsi sereno, rimane per terra, sfiduciato, abbattuto. Ma quando cresceremo allora?
Coraggio!!! Ci sono le difficoltà, i problemi, gli ostacoli per tutti. Ma il Signore vuole che ci rialziamo, che sappiamo trarre il bene anche dalle situazioni più nere, vuole che, con lui, camminiamo nella fede. Coraggio!!! Anche noi siamo «invitati alla Cena del Signore», ma farlo con i nostri bambini rende tutto ancora più speciale: è un invito alla responsabilità e alla festa. Come in tutte le cose, non c’è l’una senza l’altra!!!
«Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo». Sia questo Agnello che dona la vita per noi l’esempio e la misura di ciò che noi dobbiamo essere per i nostri figli!