Il senso del cammino dell’Unità Pastorale

Consiglio Pastorale
S.Stefano e.m. e Immacolata a I Passi insieme all’Arcivescovo
Riflessione su: Comunione, Missione, Ministerialità, Territorio

 

Se è vero che i Pastori, secondo Papa Francesco, devono saper stare “davanti al gregge per indicare la strada”, ma “anche dietro per evitare che qualcuno rimanga indietro” e “in mezzo al gregge per mantenerlo unito”, ecco, si può ben dire che l’incontro che si è svolto venerdì sera 31 marzo tra il Consiglio Pastorale e il nostro Arcivescovo Giovanni Paolo ha rispecchiato in pieno queste caratteristiche. Un’esperienza sentita di chiesa, una comunità che, insieme al suo pastore, si interroga sulla sua missione, qui ed oggi, e insieme affronta i nodi da sciogliere. Un’esperienza che è bello condividere, perché questo cammino sia partecipato dalla comunità intera.

Dunque, dopo la Celebrazione Eucaristica nel Chiesino, l’Arcivescovo e il Consiglio hanno iniziato la loro riunione: don Carlo ha introdotto il tema e don Federico ha ripreso le linee generali del documento firmato dall’Arcivescovo nel 2010 con il quale si dava definitivo avvio alle diverse Unità Pastorali nella nostra Diocesi.

Del resto, sono già diversi anni che questo stile pastorale è presente nel nostro territorio, ma, come si sa, un conto è sentir parlare delle cose e un conto è sperimentarle sulla propria pelle.

L’Arcivescovo ha preso la parola, scegliendo la strada del semplice e concreto realismo. Ci ha spiegato come fino a qualche anno fa ogni campanile aveva il suo parroco e numerosi erano anche i viceparroci e i religiosi presenti. Adesso, però, la situazione è profondamente cambiata. Per 166 parrocchie della nostra diocesi ci sono solo un centinaio di preti e molti di essi sono anziani: basti pensare che una trentina sono over 75. La constatazione pertanto è: mancano i preti! Non si tratta, quindi, di fare molti ragionamenti: il dato è concreto, contingente, pressante. Molte parrocchie non hanno più la celebrazione dell’Eucaristia e, grazie a Dio, ci sono diaconi che possono celebrare Liturgie della Parola. Dobbiamo riconoscere, allora, che le Unità Pastorali partono da un’esigenza. Diceva l’Arcivescovo che finché uno non sente la fame è facile ragionare. Quando poi, però, i morsi della fame si fanno sentire, allora le cose cambiano! Porta a Lucca è una realtà molto fortunata ed è stata ben “curata” dai vari sacerdoti che si sono susseguiti, ma il futuro che si prospetta non è più roseo, per nessuno.

La prospettiva che, presto o tardi, ma certamente arriverà è quella di più parrocchie che vengono affidate ad un solo prete. E’ la realtà che già vive don Simone, che nell’Alta Versilia deve curare ben 8 parrocchie. Quella è la strada, non ci sono alternative!

Dunque, senza tanti giri di parole, le Unità Pastorali nascono dal motivo pratico della mancanza di preti. Ora, fatte queste considerazioni, ha senso continuare ad arroccarsi nei campanilismi? A cosa serve chiuderci in noi stessi? Non vale, forse, la pena di iniziare seriamente a lavorare insieme ed essere già preparati quando la situazione «peggiorerà»? Non è più sensato avere uno sguardo profetico sulla realtà?

Attenzione! Non dobbiamo pensare che l’unione fa la forza. Questo è vero, ma la vita cristiana segue un altro motto: è la comunione che fa la forza! E’ quello il nostro stile. Se fossimo un’azienda potremmo dire che il bilancio va in rosso, ma non siamo tali e, forse, stiamo semplicemente vivendo una fase in cui il Signore ci sta chiedendo qualcosa, ci sta parlando: non dovremmo, forse, ascoltare di più?

Durante la riunione è stato fatto notare come in passato la Chiesa ha già sperimentato situazioni in cui si è trovata davanti a scelte obbligate che poi però, a ben vedere, si sono rivelate fondamentali per l’annuncio del Vangelo: pensiamo alle persecuzioni! I cristiani furono costretti a scappare, ma è proprio anche grazie alle persecuzioni che il Vangelo ha raggiunto gli estremi confini della terra!

Non dobbiamo avere paura della situazione, ma semmai cogliere la sfida e  vivere lo stile della comunione!

Sempre in quel documento del 2010, l’Arcivescovo suggeriva quattro piste di lavoro: la comunione, la missione, la ministerialità e il territorio. Sulla comunione già abbiamo accennato. La missione: non è forse il caso di uscire dalle nostre chiese e raggiungere le periferie come ci chiede di fare Papa Francesco? Il rischio, se no, è quello di non vivere realmente quanto il Papa dice. Il territorio: c’è bisogno di annunciare il Vangelo là dove ci troviamo, nelle nostre scuole… nei nostri luoghi di lavoro… Oggi i luoghi di lavoro chiedono la presenza della Chiesa! L’Arcivescovo, questo, lo ha riscontrato anche nella recente Visita Pastorale del Piano di Pisa. E le nostre Residenze Sanitarie? E i nostri Ospedali? E’ lì che dobbiamo andare! Anche quelle sono «periferie»! E poi, la ministerialità: non è che con la scarsità di preti il Signore sta invitando tutti noi a una maggiore corresponsabilità? E dire corresponsabilità è diverso dal dire collaborazione! Tutti siamo Chiesa e la ministerialità è un elemento essenziale! Ci sono cose che solo i preti possono fare, come alcuni sacramenti, ma il resto è affidato alla responsabilità di tutti noi! Ministeri ordinati, istituti e ministeri di fatto: tutti siamo responsabili nella Chiesa. Tutti possiamo metterci in gioco con le nostre capacità naturali e di grazia: mettere insieme le ricchezze di ogni persona credente. Siamo chiamati a incontrarci, pensare, discutere, trovare strade nuove.

L’Arcivescovo ha poi condiviso con noi l’analisi della realtà pastorale, di come non dappertutto le esperienze di Unità Pastorale stanno funzionando, soprattutto laddove il progetto non è stato accolto, condiviso, accettato. Invece, in quelle realtà in cui la sfida è stata accettata i risultati non sono mancati. Certo le difficoltà ci sono, ma dobbiamo anche tener presente come l’Unità Pastorale non cancelli l’identità delle Parrocchie. Occorre fare scelte in base alle necessità, sensibilizzare le persone affinché prendano coscienza delle proprie possibilità e responsabilità.

Per certi versi sarebbe più semplice sopprimere giuridicamente alcune Parrocchie: questo, però, sarebbe ingiusto e irrispettoso della storia di ciascuno. Comunione non vuol dire annullamento ma rivivere ancora una volta il miracolo della moltiplicazione dei pani, un miracolo che è accaduto perché si è scelto di spezzare il pane e condividerlo.

 

Dopo l’intervento dell’Arcivescovo, l’incontro si è aperto alle domande dell’assemblea: un bello scambio in cui abbiamo ripreso i temi emersi, approfondendoli ulteriormente. Non è mancato un sincero ringraziamento al nostro pastore che con pazienza e con autorità ci ha “illuminato” sulla strada che stiamo percorrendo insieme.

Il tutto, poi, si è concluso con una cena condivisa, in cui abbiamo potuto sviluppare con il nostro Arcivescovo, in semplicità e in amicizia, il confronto che si era articolato per più di due ore durante la riunione del Consiglio.

Molte altre considerazioni sono state fatte, ma è difficile raccontare tutto in poche righe: segno evidente, questo, che l’esperienza dell’Unità Pastorale è solo all’inizio e la riflessione dal Consiglio Pastorale dovrà adesso allargarsi alle nostre comunità.

Per tutti l’augurio di Buon Cammino!