Le Opere di Misericordia

giubileo 2015 logo

Le trascorse domeniche di Avvento sono state particolarmente preziose per ciascuno di noi anche per un aspetto molto semplice: ripercorrere alcune delle opere di misericordia. Non è facile, infatti, ricordarle tutte. Probabilmente gli adulti le richiameranno più agevolmente alla memoria ma, per i più giovani, non è cosi. Vale la pena, allora, rivederle insieme.

Le opere di misericordia provengono soprattutto dal discorso che Gesù fa riguardo al giudizio universale in Mt 25. La tradizione della Chiesa, successivamente, le ha divise in due tipi: quelle corporali e quelle spirituali.


Dar da mangiare agli affamati Consigliare i dubbiosi
Dar da bere agli assetati Insegnare agli ignoranti
Vestire gli ignudi Ammonire i peccatori
Alloggiare i pellegrini Consolare gli afflitti
Visitare gli infermi Perdonare le offese
Visitare i carcerati Sopportare pazientemente le persone moleste
Seppellire i morti Pregare Dio per i vivi e per i morti

 

L’anno giubilare della misericordia, mediante queste azioni, ci invita a tradurre in gesti concreti la professione della nostra fede: già nella lettera di Giacomo troviamo scritto che «la fede senza le opere è morta» (Gc 2, 26). Basta, pertanto, pensare alle nostre giornate per renderci conto di come esse siano piene di opportunità per vivere tutto questo. E oltre che personalmente, abbiamo la grazie di poter agire anche come comunità: la Mensa, la San Vincenzo, l’OPAM, il GMA, il Commercio EQUO E SOLIDALE, il Doposcuola, non sono forse preziosi spazi operativi in tal senso?

Queste realtà sono già particolarmente attive nel nostro tessuto parrocchiale, ma, allo stesso tempo, sono sempre in attesa di nuove persone, di qualcuno disposto a mettersi in gioco, a donare un po’ di tempo, di disponibilità all’ascolto, all’accoglienza, alla carità. Per qualsiasi informazione sono sempre a disposizione i vari referenti, cosi come, naturalmente, don Carlo e don Federico.

L’invito, allora, è quello di imparare sempre più a riconoscere il volto di Gesù nel prossimo, in chi ci sta accanto, e soprattutto in coloro che si trovano in situazioni di difficoltà, d’indigenza, di malattia. Ci renderemo sempre più conto – come ci ricorda il poverello d’Assisi nella sua «Preghiera Semplice» – che «è dando che si riceve, perdonando che si è perdonati, morendo che si resuscita a vita eterna».

 

 

 

Articoli correlati