In questo anno dedicato al Giubileo della Misericordia c’è un punto che meriterebbe di essere particolarmente approfondito: si tratta della Confessione. Questo sacramento non sempre è ben celebrato … e molto spesso è piuttosto raro se non addirittura assente! Eppure, che cosa c’è di più bello di vivere l’abbraccio del Padre che ci perdona e ci offre la possibilità di ricominciare sempre? Diversi sono i motivi che ci spingono alla diffidenza verso la Riconciliazione, ma probabilmente il primo tra tutti – più o meno consciamente – è quello dell’imbarazzo, se non della vergogna, ad aprirsi al prete. Senza entrare nel merito del ruolo del ministro possiamo però riconoscere quanto bene ci faccia il liberare il cuore dal peso del peccato. Disposti con sincero pentimento riusciamo finalmente a vincere le nostre resistenze interne e a «raccontare» le nostre mancanze d’amore, le nostre infedeltà, i nostri tradimenti. Certamente per una buona confessione occorre vivere un accurato esame di coscienza, dove si va a guardare non solo i peccati, ma anche tutto il bene che il Signore semina nella nostra vita, celebrando così nella Riconciliazione anche la lode e il ringraziamento.
Ora, però, è bene distinguere tra due realtà simili, con numerosi punti di contatto, ma al tempo stesso anche diverse: la Confessione e la Direzione Spirituale. Per la prima è «sufficiente» un sincero «elenco» di «motivi» di «grazie» e «scusa» al Signore; anche se, troppo spesso, questo avviene pochi istanti prima della Messa, non dando così neanche al prete la possibilità di offrire un accurato sostegno al penitente. La direzione spirituale, invece, è il vivere un cammino a tappe di crescita nel percorso personale di fede: nella direzione spirituale non solo si tratta di lodi e peccati, ma si cerca di andare più a fondo, di spaziare in numerosi campi della nostra vita e, soprattutto, si intraprende un cammino in cui diamo la possibilità al prete di conoscerci meglio e di poterci così più adeguatamente accompagnare.
E’ importante avere un punto di riferimento, qualcuno che ci guarda «dall’esterno» e, senza essere invischiato nelle nostre situazioni, possa darci saggi consigli. Tuttavia, la direzione spirituale non è un cammino esclusivamente unidirezionale: il prete stesso ha molto da imparare, ed essere compagni di viaggio non vuol sempre dire dare risposte, ma anche farsi prossimi, esserci e, se fosse possibile, offrire strumenti al nostro discernimento: nessuno può, alla fine, sostituirsi alla coscienza personale!
Anche nella nostra comunità non mancano le possibilità sia di confessarsi che di fare cammini di direzione spirituale: è sufficiente contattare il prete e concordare con lui l’appuntamento. Invece, per la Riconciliazione prima delle Celebrazioni Eucaristiche è sufficiente che ci sia un po’ di tempo per farlo … senza tirare via!
Che davvero questo Giubileo possa essere utile per fare nella nostra vita l’esperienza della Misericordia di Dio.