Entrando in chiesa in questi giorni della Settimana Santa, abbiamo visto le nostre porte che ci hanno accompagnato per tutta la Quaresima, aver assunto addobbi decisamente diversi … «pasquali» potremmo dire!
Tutto è iniziato il Giovedì Santo, quando la porta, da chiusa che era, è stata socchiusa: i primi spiragli di luce cominciavano a passare, i diversi lucchetti erano stati aperti con le varie chiavi determinate dalle opere di misericordia via via approfondite. Poi, ecco: nella Messa in Coena Domini, al centro dell’attenzione, il grembiule del servizio. Tutto quello che abbiamo vissuto durante la Quaresima è stato sintetizzato «semplicemente» nell’amore al prossimo, che si traduce in gesti concreti. Il dialogo fatto da catechisti e ragazzi durante la lavanda stava a significare proprio questo: ripercorrere le varie opere di misericordia e mostra come esse si ritrovino tutti nel lavare l’uno i piedi dell’altro.
Ma non finisce qui: l’altare della reposizione aveva, ancora una volta, la porta: stavolta essa era spalancata per mostrare il Signore, presente nel Sacramento dell’Eucaristia. Il cartiglio, particolarmente eloquente, diceva così: «Ecco la porta della misericordia: scegli se essere lucchetto o chiave». Di fronte Gesù, infatti, è in gioco il grande dono della libertà che abbiamo ricevuto: siamo noi a scegliere se aprirci alla grazia di Dio e alla sua misericordia (e quindi essere chiave) oppure se rimanere chiusi in noi stessi, nel nostro egoismo, nella nostra autosufficienza (e quindi essere lucchetto).
Finalmente, così, siamo giunti a Pasqua e all’addobbo della porta che rimarrà fino al giorno della Pentecoste: Cristo è risorto, la pietra è rotolata via, la porta definitivamente spalancata!!! La Resurrezione ci pervade profondamente e il colore adesso è il bianco, segno della luce e della pienezza di vita che deriva dall’incontro con il Risorto.
Tutto questo, però, non vuole essere solo un elemento decorativo, bensì un invito forte e costante per ciascuno di noi. Esso ci arriva dalla voce forte di un santo dei nostri giorni: Giovanni Paolo II. Nella sua Messa d’inizio pontificato egli rivolse a tutti questo parole: «Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!».
Sia questa la luce che accompagna il nostro tempo di Pasqua, sia come singoli che come intera parrocchia. L’augurio che facciamo è che tutto ciò che portiamo all’altare diventi autentica celebrazione di vita vissuta non solo nelle grandi occasioni ma anche, e soprattutto, nelle piccole circostanze della vita quotidiana.
Don Carlo e Don Federico