
Ci avviciniamo alla festa del Natale e la Liturgia ci propone il brano del Vangelo di Matteo che ha come protagonista Giuseppe, lo sposo di Maria. La densità di questa pagina non è facile da scoprire pur avendola ascoltata infinite volte.
Nelle scorse settimane ci hanno parlato il profeta lontano Isaia, che lo annunciava come colui che doveva venire; il Battista, il profeta vicino che lo annunciava come già presente e Maria che lo portava addirittura in grembo…Oggi abbiamo un’annunciazione e un Angelo, ma la destinataria non è Maria e l’angelo non è Gabriele. Il destinatario è Giuseppe e l’Angelo non si sa come si chiami. Ma il messaggio dell’angelo è sempre uguale: “non temere Giuseppe” come già era stato detto a Maria.
Chi è Giuseppe, la cui presenza, nella nostra tradizione, rimane tanto marginale? Il Vangelo cosa intende proporci, narrando l’esperienza di Giuseppe?
Giuseppe è “giusto”: la giustizia secondo il linguaggio biblico è l’adesione dell’uomo al progetto di Dio.
Ma mentre Giuseppe pensa al suo progetto, l’angelo del Signore gli manifesta quello di Dio: “Giuseppe, figlio di Davide…”. Proprio come figlio di Davide, Giuseppe è chiamato a rimanere dentro il progetto di Dio, ad accogliere questo figlio che lo Spirito sta creando nella carne di Maria.
“Non temere di prendere con te Maria, tua sposa”. Giuseppe, come Abramo, deve lasciarsi condurre da Dio, per ricevere una paternità nuova, che gli chiede la spogliazione di ogni suo progetto: prendere con sé Maria sua sposa perché quello che è stato generato in lei viene dallo Spirito santo. Tutto è di una intimità senza pari e nello stesso tempo di una profondità infinita. C’è l’amore tenero di Giuseppe invitato a “prendere con sé Maria, sua sposa”.
Così a Giuseppe, “giusto” è proposto il progetto di Dio nel quale egli ha un ruolo specifico: “ella partorirà un figlio, tu darai il nome Gesù…” L’azione dello Spirito si realizza attraverso la donna e attraverso l’uomo. Maria è la madre e Giuseppe il padre, che introduce il figlio nella condizione umana, nella storia di Davide, di Abramo: la storia dell’Alleanza con Dio, la storia dell’Amore fedele di Dio per il suo popolo.
È grande Giuseppe che, ha ascoltato la Parola di Dio, ha sperimentato l’intimità più profonda con la “sua” sposa, nella novità solo divina di un figlio che lei partorisce e che lui chiama “Dio salvatore”.
La vita – ogni vita – inizia con un sogno e termina con un sogno. Inizia con un sogno d’amore tra due persone, che sognano qualcosa che di certo ci sarà, anche se non si sa come e quando; e termina con un individuo che, da solo, sogna qualcosa che ancora non c’è e che anche quando ci sarà, non si può certo sapere come sarà. Sognare è un’incertezza, perché significa pensare l’incerto immaginandoci che sia certo; ed è pure un rischio, perché comporta investire idee e pensieri su qualcosa che è l’esatto contrario del pensiero, in quanto frutto dell’immaginario. Sognare vuol dire permettersi di tutto, anche e soprattutto ciò che sappiamo realisticamente di non poterci permettere. Tant’è, sognare non costa nulla, e spesso non fa nemmeno perdere tempo, perché – dicono – dura pochi istanti e in genere avviene mentre siamo inattivi, nel sonno.
La vita inizia e termina con un sogno.
Si dice che ci hanno tolto tutto, la crisi ci ha lasciato “in braghe di tela”, in alcuni casi ci è rimasto il minimo indispensabile… Ci hanno tassato tutto, ma non ci hanno tolto la capacità di sognare. Sognare non è fantasticare; sognare non è perdere tempo dietro a false chimere o intraprendere voli pindarici che non hanno capo né coda; sognare non è segno di passività. Sognare è andare oltre. Sognare è conservare dentro di sé la capacità di stupirsi, di meravigliarsi, di lasciarsi sconvolgere (positivamente e no) dalla vita, di capire che la vita non è solo un sogno, ma sono mille sogni, mille percorsi che ci spostano da una parte all’altra di quel tempo e di quello spazio che la nostra storia occupa immeritatamente, per grazia, in risposta – appunto – a un sogno che le ha dato il via.
La vita inizia, prosegue e termina con un sogno, è proprio il caso di dirlo: perché Dio ci ha salvati così, con il sogno di un uomo.
Forse, allora, saranno proprio i nostri sogni a salvarci…