Il tempo «cerniera»

I giorni che stiamo vivendo sono un po’ come una cerniera: dalle solennità delle bianche liturgie natalizie si passa al verde del tempo ordinario. E’ davvero un cambio di tono notevole. Eppure, tutto stiamo vivendo fuorché una stonatura. E’ normale che prima o poi arriva l’Epifania che, come dice l’adagio «tutte le feste le porta via»; i presepi sono sfatti, gli alberi pure e tutti gli addobbi sono riposti. Ma non è questa la normalità delle cose? Del resto, se fosse sempre festa, alla fine si perderebbe il senso e il valore della festa stessa. E’ un po’ come nella liturgia: c’è la settimana, con il suo scorrere tra alti e bassi, cose belle e cose meno belle, gioie e difficoltà; e poi c’è la domenica, dove portiamo sull’altare tutta la nostra vita e, sempre da quell’altare riceviamo energia e vigore per affrontare la settimana successiva; e cosi via. E allora, eccoci al tempo «cerniera»: tutto quello che abbiamo vissuto tra la Vigilia di Natale e il giorno dell’Epifania siamo adesso chiamati a farlo diventare spicciola ferialità: è l’altare della liturgia che diventa sempre più l’altare delle vita. Non è una stonatura il tempo che stiamo vivendo, non deve essere un piccolo trauma: di fronte a noi c’è un invito, che è quello di accogliere sempre più il Signore nella nostra storia; di intrecciarla sempre più con la sua; di fare sempre più nostro il mistero dell’Incarnazione che abbiamo celebrato: solo così le nostre liturgie domenicali troveranno senso e significato: il rito è celebrazione della vita, non ripetizione di gesti e ritualità. La liturgia è incontro, è festa, è gioia, è consegna di noi, anche con tutte le cose che non vanno, anzi, soprattutto con tutte le cose che non vanno.

Se porteremo il mistero dell’incarnazione nel verde della feria allora saremo capaci di scoprire un sapore nuovo nelle nostre giornate: l’annuncio sarà una naturale conseguenza, un’irradiazione di gioia che viviamo dentro di noi.

Sempre più siamo chiamati a crescere come singoli e come comunità nello stringere relazioni, creare ponti, cercare dialogo, confronto, dibattito. La nostra comunità è chiamata ad allargare i propri confini, ad aggiungere sempre nuovi posti alla mensa della Parola e dell’Eucaristia. Tra poco inizierà il tempo della visita e benedizione delle famiglie: sarà un tempo di grazia perché saranno lasciati piccoli segni, saranno vissuti gesti semplici, parleremo o pregheremo insieme, ma tutto questo sarà per aprirci all’altro, reciprocamente. Tutto questo sarà nel servizio della conoscenza, della fraternità, dell’amicizia, della comunione. Non stiamo per vivere incontri che vanno dai preti alla gente, ma stiamo per creare ponti a doppio senso, stiamo per alimentare ulteriormente la nostra vita comunitaria.

Coraggio a tutti noi in questi giorni di tempo «cerniera». E’ tempo di svegliarci dal sonno per celebrare la vita. E’ tempo di tradurre in segni concreti il mistero dell’Incarnazione. E’ tempo di annunciare a tutti la vita bella del Vangelo, nella semplicità, nella piccolezza e nella ferialità della nostra vita! Buon tempo «cerniera»!