
alla Chiesa Pisana
di S.E. Padre Saverio Cannistrà OCD
Eccellenza Reverendissima, confratelli nel sacerdozio, carissimi fratelli e sorelle tutti,
Papa Francesco mi ha chiesto di mettermi al servizio del popolo di Dio che è in Pisa. Ho accettato in spirito di fede e di obbedienza, consapevole dei miei molti limiti. Cercherò di svolgere questo compito così bello e così grande nell’unico modo che conosco: pregando, meditando e ascoltando la Parola di Dio, nei tanti modi e forme in cui quotidianamente ci raggiunge. Desidero con tutto il cuore annunziare, celebrare, testimoniare ciò che a mia volta ho ricevuto. So che in questo compito, che supera le capacità di un uomo, non sarò solo. Ricordo una frase di santa Teresa di Gesù, mia madre nel Carmelo, che diceva: «L’obbedienza dà la forza». Penso che tanti di noi ne hanno fatto l’esperienza: la grazia non abbandona chi si mette al servizio del disegno di Dio. Al contrario, sovrabbonda e ricolma e rende capaci di compiere ciò che né l’intelligenza riesce a comprendere, né l’abilità umana a realizzare.
Non so, invece, che cosa esattamente mi attenda, non ho programmi né agende. Avrò bisogno di tempo per vedere, ascoltare, imparare. Per ora non ho che il mio piccolo “eccomi” da presentare al Signore e a voi, fratelli e sorelle. Ma sono felice di essere stato inviato proprio a Pisa, città che amo, nella quale ho studiato, ho scoperto la mia vocazione religiosa e sono stato ordinato presbitero. Con gioia mi preparo a percorrere con voi i sentieri di questa storia e di questa terra che il Signore mi ha donato ora come mie. E già vi ringrazio per la vostra accoglienza benevola e indulgente: ringrazio mons. Giovanni Paolo, i preti, i religiosi e religiose, i laici e le laiche e tutti gli uomini e donne di buona volontà di questa diocesi. Vi chiedo di pregare per me. Affidatemi in modo particolare all’intercessione di san Ranieri, nostro patrono.
Vi rivolgo queste poche parole che il cuore mi detta in questo momento, dal luogo in cui ho vissuto e lavorato, e soprattutto amato, negli ultimi due anni e mezzo, e cioè la chiesa e la comunità di san Pancrazio a Roma. Rendo grazie al Signore per questo tempo che mi ha concesso. Ho trovato tanti fratelli e sorelle che mi hanno testimoniato la loro vita di fede, il loro amore per Gesù e per la Chiesa, il loro impegno concreto per i più poveri e bisognosi.
Ringrazio Dio per la comunità carmelitana in cui ho avuto il privilegio di trascorrere questi anni, in particolare per il dono inestimabile dei miei fratelli più giovani, a me affidati come formatore. Lasciare tutto questo, lasciare questi amici, fratelli e figli non è un piccolo sacrificio, anche se so che in realtà non li sto lasciando, ma consegnando nelle mani di chi me li aveva affidati solo per un tempo. Mi pare di capire ora che il Signore ha voluto farmi crescere nell’esperienza della paternità, perché potessi esercitarla più ampiamente verso tutto il popolo di Dio.
Vi parlo da un luogo sacro e ricco di storia, quello in cui un giovane di nome Pancrazio 17 secoli fa ha dato la vita per Cristo. Da questo luogo anche un grande pastore e dottore della Chiesa, san Gregorio Magno, ha predicato sulla carità fraterna, che è dare la vita per gli amici. Metto queste memorie di storia personale e collettiva nel bagaglio che porto con me. Spero che non sia troppo ingombro perché ho bisogno di tanto spazio vuoto per accogliere la ricchezza che mi attende nella mia nuova patria. Ma il bagaglio che si porta nel cuore non pesa e non ingombra. Le dimensioni del cuore sono proporzionali alla carità che lo abita. Ed è questo che chiedo al Signore per me e per voi. Uniamoci in questa preghiera: “Dilata i nostri cuori, Signore, rinnovali e fortificali con il soffio del tuo Spirito. Amen”