La Commemorazione di TUTTI i defunti

«Pregate fratelli e sorelle, perché il sacrificio della Chiesa in questa sosta che la rinfranca nel suo cammino verso la patria, sia gradito a Dio Padre Onnipotente». Con queste frasi durante la Celebrazione Eucaristica, il sacerdote può introdurre la preghiera sulle offerte. Con queste parole si guarda alla Chiesa come un grande popolo in «cammino verso la patria»: il Paradiso, a cui ogni cristiano è chiamato. I santi, infatti, sono semplicemente le persone del Paradiso; in questo senso la santità non è un’utopia ma l’obiettivo del cammino di ogni cristiano. In Paradiso non ci sono soltanto i santi «ufficialmente riconosciuti», ma anche tutti i nostri cari che già godono della luce di Dio.

La Chiesa è un grande famiglia che comprende non solo noi che siamo sulla terra, ma anche tutte le persone del cielo: ecco perché nel Credo professiamo «credo la comunione dei santi». Tra noi e loro c’è un rapporto che la morte non interrompe ma che, semplicemente, trasforma: dalle relazioni segnate dal peccato si passa alla relazione piena e stabile con il Signore Risorto. Pregare per i defunti, allora, ha un’importanza decisiva proprio perché tra noi e loro c’è relazione: noi preghiamo per loro e loro pregano per noi.

In ogni eucaristia preghiamo per i defunti. Pensiamo alla Preghiera Eucaristica IV dove è ben chiarito per coloro verso i quali è diretta l’orazione: «Ricordati anche dei nostri fratelli che sono morti nella pace del tuo Cristo» (ossia i cristiani) e, poi, prosegue con «e di tutti i defunti, dei quali tu solo hai conosciuto la fede» (ossia tutti coloro che, pur non essendo cristiani, sono comunque guardati da Dio come sue creature, delle quali solo lui ha conosciuto la fede e le profonde verità del cuore).

In ogni Eucaristia, poi, possiamo «applicare» un’intenzione per i nostri defunti, ossia una preghiera particolare: ecco il rammentare il nome dei nostri cari come già facciamo ogni giorno. Durante ogni Messa è possibile far questo e anzi, diciamo pure che è bello poterlo fare.

C’è, tuttavia, un giorno dell’anno in cui la Chiesa prega per tutti i defunti: il 2 Novembre. La bellezza di questa celebrazione è che – almeno lì – siamo chiamati a pregare per coloro per i quali nessuno mai prega. Pensiamoci un attimo: chi prega per le tante vittime sconosciute delle guerre? Chi prega per i dispersi del passato e che non hanno più nessuno che prega per loro? Chi prega per i poveri morti su una panchina della strada? Chi prega per i bambini mai nati? Lo fa la Chiesa! In ogni Eucaristia e, in modo particolare, il 2 Novembre. Ecco: la particolarità del 2 Novembre è che lì si prega per tutti i defunti, indistintamente. Nella nostra comunità c’è un’usanza che è quella di fare un lungo elenco di nomi durante la celebrazione della commemorazione di tutti i fedeli defunti. E questo è molto bello. Ma ci chiediamo: non sarebbe ancora più bello, nel momento in cui il moto del mio cuore pensa ai miei defunti, fermarmi un attimo e lì, con la stessa intensità, non fare il nome che desidero io e pregare per tutti, indistintamente? Non sarebbe forse un bel gesto di carità? Se voglio ricordare un mio caro defunto, lo posso fare in tutte le altre celebrazioni dell’anno. Se la Chiesa ha pensato a un giorno in cui si prega per tutti i defunti, non sarebbe più bello vivere quest’occasione proprio con lo spirito della liturgia che invita a pensare proprio a tutti e non «prima ai miei e poi a tutti»?

Dato che la Chiesa è una grande famiglia, è una rete di relazioni che neanche la morte può spezzare, perché non manifestare il nostro sguardo all’altro anche in queste piccole cose? Perché non pensare che il prossimo 2 Novembre, anziché fare l’elenco dei nomi (che si può fare in tutti gli altri giorni dell’anno), come comunità scegliamo di pregare per tutti i defunti senza fare solo i nomi di alcuni?

Pensiamoci un attimo… il nostro vuole essere solo uno spunto di riflessione… chissà se anche in questo si possa passare da una cosa bella, a un’altra ancora più bella… e magari anche più consapevole!

Buona riflessione,

Don Carlo e Don Federico