Una piccola testimonianza dalle benedizioni delle famiglie

Ho avuto la possibilità e il piacere di accompagnare qualche volta Don Federico e Don Carlo a benedire le famiglie.

È bello conoscere le coppie, gli studenti o chiunque abiti le case del nostro quartiere, da cui passiamo spesso senza sapere nulla; ce le facciamo vicine, si fanno domande per avere un quadro generale della loro storia (come quando si legge la trama di un libro che permette di captarne le parti più importanti) e per fare questo ci aiutano anche le schede in cui è annotato, di anno in anno di benedizione, la situazione familiare, la sua composizione e se vi è disponibilità ad accettare la benedizione. Di volta in volta dunque si fa la “Storia” poiché si continua a testimoniare le benedizioni di casa in casa, il più delle volte confermando ciò già scritto, segnando dunque anche le date.

Quella delle benedizioni è anche una ricerca. Infatti quando si esce da una casa, sulle schede si legge quale sia il prossimo civico e poi si cerca. Talvolta è subito accanto, a volte bisogna camminare un po’. Il numero può non essere ben evidente e in più bisogna cercare il campanello perché a volte è nascosto o coperto da foglie, può essere in alto, in basso… talvolta non c’è perché l’ingresso è quello delle auto.

È interessante conoscere le storie degli abitanti, diverse tra loro, tra quelle più complicate, le più in difficoltà e quelle gioiose, semplici…

È bello anche dialogare con loro; anche questo è evangelizzare, che non è per forza predicare o fare catechesi.

Nelle varie case si fanno diversi tipi di benedizione in base al tipo di nuclei abitativi, se ci sono studenti, adulti non sposati, famiglie…

Molto spesso siamo stati accolti, altre volte ci siamo sentiti dire “non è il caso” oppure “noi non ne abbiamo bisogno”. Non sappiamo cosa spinga veramente una persona a rifiutare o a fingersi assente (perché talvolta si sentono rumori senza che venga aperto). Anche in queste situazioni, però, la comunità ha creato un contatto, ha fatto percepire la sua disponibilità all’incontro e all’ascolto e quindi… avanti con fiducia!

Dunque le famiglie che aprono non sono tantissime e in quelle che lo fanno si può vedere se frequentano o meno la Chiesa; questo si deduce dalla recita del Padre Nostro, se detto alla vecchia maniera meno. In aggiunta anche le accoglienze, i tipi di discorsi, gli argomenti, il momento stesso della benedizione è differente di casa in casa e permette di sondare le personalità e le vite delle persone.

Inoltre è curioso percepire talvolta un po’ di imbarazzo nelle persone per il disordine in casa: ma anche qui no problem. I nostri preti hanno sempre ricordato che «si va a benedire le case e non i musei». Per questo è bello vedere case abitate e vissute dai nostri parrocchiani!

Marco Gianni