Adriana Fiorentini. Una memoria che spinge al cambiamento.

Adriana Fiorentini, Adri per le sue allieve del CNR, è in cammino con noi.

Nell’imminenza del 1° novembre, di quello che sarebbe stato il suo novantaseiesimo compleanno, l’Unità Pastorale Santo Stefano e.m.-Immacolata-San Pio X ha realizzato giovedì 27 ottobre un incontro per ricordarne la testimonianza come catechista, e in particolare come catechista per la preparazione del battesimo.

Il tema scelto «Cristiani non si nasce. Cammini per diventare cristiani» ha permesso alla relatrice, la Teologa Prof.ssa Barbara Pandolfi, di tracciare a grandi linee la situazione attuale, in cui l’annuncio di fede affronta la sfida di incarnarsi in una società disincantata, per proporci spunti di riflessione e motivi per riacquistare fiducia.

Assumendo un giusto atteggiamento, con una valutazione serena del passato e senza fughe verso il futuro, siamo invitati a guardare al presente con fiducia e speranza, per trovare i segni della presenza di Dio, superando la paura. Perché la storia della salvezza continua ancora oggi, nella tensione verso il proprio compimento. Questo è stato un po’ il leitmotiv dell’esposizione, con l’invito a intraprendere un cammino che ci faccia prendere consapevolezza di cosa vuol dire essere cristiani oggi, vivendo la gioia del Vangelo, sapendo intercettare le domande di senso nascoste dentro le fatiche del nostro tempo.

Da dove partire? Ci è stata proposta una citazione dell’enciclica di Benedetto XVI “Deus Caritas est”: «All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva».

Con il cammino sinodale siamo oggi sollecitati a ripensare la forma della Chiesa, a cercare nuove modalità di incarnazione per il terzo millennio. Perché la fede non è qualcosa di fisso, di statico: è un’energia vitale di cambiamento, di annuncio profetico.

Tre le piste che sono state suggerite.

La prima, la riscoperta del battesimo. Del proprio battesimo. Tutti siamo invitati a testimoniare il proprio incontro con Gesù, e ciascuno è interpellato personalmente a essere missionario, nel quotidiano. Siamo chiamati a vivere la gioia e la bellezza del Vangelo in un mondo in cui spesso l’annuncio non incontra un contrasto, bensì una sostanziale indifferenza. In un contesto in cui c’è sete di valori, che però il più delle volte resta nascosta. È un cammino, personale e familiare, che non finisce mai.

La seconda pista sta nella capacità di riscoprire, nel battesimo di Gesù, il vero significato dell’incarnazione. Gesù, immergendosi nel Giordano, entra nel profondo della storia dell’uomo. Da ciò discende che tutto quello che è umano va guardato con benevolenza.

Il terzo livello della riflessione proposta è quello della dimensione comunitaria che deriva dal battesimo. Diventare figli di Dio significa scoprire di essere fratelli, discepoli insieme, comunità. Allora la Chiesa può farsi luogo accogliente, comunità che sa testimoniare attenzione, ascolto, vicinanza, nello stile del Vangelo, nello stile di Gesù. Proprio dalla disponibilità all’incontro crescono modalità nuove per il cammino della Chiesa. Chiamata comunque a testimoniare una luce che illumina il cammino della gente, ma non come un faro lontano, immobile, di cui si rischia di perdere il riferimento. Ma come fiaccola che si muove, che si fa vicina e illumina i passi, accompagnando ogni uomo sul cammino, che sarà particolare, tortuoso, faticoso, ma potrà essere sostenuto e accompagnato verso il suo compimento.

La ricchezza dell’esposizione proposta da Barbara Pandolfi ha poi aperto una serie di riflessioni e di contributi da parte dei presenti.

Partendo dalle domande del nostro tempo. E dalla necessità, per la Chiesa, di uscire da una cerchia ristretta. Individuando come scelta fondamentale del cammino, come via maestra, l’amore verso il prossimo. Con il costante tentativo di trasferire nella testimonianza feriale quanto vissuto nella messa, intorno alla mensa eucaristica.

E’ stata richiamata anche la necessità di ripensare la relazione Chiesa-mondo, recuperando l’energia con cui ogni membro della Comunità può contribuire a rivitalizzare e rinnovare le relazioni, i progetti, i sogni.

Condividendo alla fine la considerazione che solo mettendo in gioco ognuno i propri talenti è possibile proseguire nel cammino. Cammino che parte sempre dalle domande, da una sana inquietudine, dalla ricerca di senso, e passa anche – come Adriana insegna – da un atteggiamento di profonda umiltà, di disponibilità all’ascolto e dalla capacità di tracciare un percorso, lasciando poi strada ai giovani, i soli autorizzati, con le loro visioni, a costruire il futuro.

Giuseppe Meucci