La Spiritualità del Laico – Ritiro Parrocchiale

Resoconto del Ritiro Parrocchiale sul Tema “La Spiritualità del Laico”

Il giorno 6 Aprile, nei locali della Casa delle Suore Ausiliatrici di Pisa, si è svolto il ritiro comunitario guidato dalla giornalista e scrittrice Cristina Saviozzi.
Il tema dell’incontro era la “Spiritualità del Laico”, così difficile da perseguire nella nostra società, consumistica e frenetica, che troppo spesso ci impedisce di vivere a pieno la dimensione spirituale di fedeli laici che, con “i piedi ben piantati nel mondo”, sono chiamati all’ impegno secolare, mantenendo però vivo il contatto assiduo con Dio, nella preghiera quotidiana e nell’ascolto della Parola.

Il ritiro è stato un’occasione importante, ricco di interventi da parte dei presenti, stimolati a dovere dalle riflessioni della Saviozzi, rivolti a sottolineare la necessità di una sintesi efficace tra spiritualità e azione, che lo stesso Concilio Vaticano II pone come condizione essenziale per adempiere alla nostra vocazione di fedeli laici.
Come sottolineato dalla Saviozzi il modello a cui fare riferimento per accrescerà la nostra spiritualità è quello della preghiera contemplativa, tipica degli eremiti, uomini e donne che, oltre a essere stati un punto fermo nella storia passata della spiritualità cristiana, sono ancora oggi diffusi in tutto il mondo, con una significativa presenza anche in Toscana.

La preghiera contemplativa è soprattutto un modo nuovo di guardare a noi stessi e al mondo (contemplare appunto), che per essere efficacemente esplicata necessita di alcuni elementi irrinunciabili: lo stare fermi, il fare silenzio vero attorno a noi, lo spogliarsi dai mille lacci e laccioli che riempiono scioccamente la nostra vita, nel non porre domande a Dio e pretenderne risposte immediate.

Occorre invece aprire il nostro cuore all’azione sapiente dello Spirito. Come sottolineato dal poeta cattolico Clemente Rebora, è necessario fermare il nostro dire, affinché la Parola zitti le nostre chiacchiere. Il silenzio vero non è infatti l’assenza della Parola, ma la consapevolezza che non sarà la nostra sola azione a salvarci. Quando infatti essa rimane fine a stessa risulta vuota e stanca e il nostro spasmodico agire può nascondere la paura di ritrovarci soli con noi stessi, soli di fronte a Dio o di fronte agli altri.

Occorre inoltre che il nostro sguardo al mondo non sia un guardare nostalgico al passato, per non correre il rischio di essere trasformati in statue di sale, immobili e fragili, come accade alla moglie di Lot nell’episodio descritto in Gn 19, 23-26.
Occorre altresì evitare anche l’errore di Pietro, ben descritto nell’episodio della trasfigurazione (Mc 9,2-8), che perde l’occasione di stare zitto, di fare silenzio nel proprio cuore, dinnanzi ad un evento straordinario a cui Gesù lo aveva chiamato come testimone.

Gesù rimane il nostro vero modello di sguardo contemplativo al mondo e ai fratelli. Al riguardo la Saviozzi ha fatto riferimento all’episodio della resurrezione di Lazzaro (Gv11, 1-53). Dove tutti vedevano solo una pesante pietra tombale, posta a difesa da un corpo corroso irrimediabilmente dalla morte (sono ormai quasi quatto giorni che è morto e manda cattivo odore), Gesù sa vedere e andare oltre al nostro sguardo limitato, offrendo vita nuova a ciò che tutti, anche Marta e Maria, consideravano irrimediabilmente perduto.
L’ultimo documento richiamato dalla Saviozzi è stata la lettera pastorale “La Dimensione Contemplativa della Vita” del Cardinale Carlo Maria Marini di cui ci ha letto alcuni brani significativi di seguito riportati:

… mi accorgo di stare vivendo, per dono di Dio, quella che si potrebbe chiamare la “dimensione contemplativa” dell’esistenza: cioè quel momento di distacco dall’incalzare delle cose, di riflessione, di valutazione alla luce della fede, che è tanto necessario per non essere travolti dal vortice degli impegni quotidiani. E’ proprio su questo prezioso “tempo dello spirito” che vorrei parlare un poco più a lungo con voi. Tra le tante cose che ho potuto osservare e ammirare in questi mesi, accanto alle splendide iniziative che fioriscono ovunque nella Diocesi per l’opera infaticabile dei battezzati, sacerdoti e laici, mi è sembrato fosse utile richiamare l’importanza di questi spazi di riflessione contemplativa, non per diminuire !’impegno, ma per renderlo più cosciente e attento. Il costruttore della parabola evangelica (LC 14, 28) che prima di iniziare la torre si siede e fa i suoi conti, non perde tempo, ma ne guadagna. Il lavoro procederà così più spedito e lieto.

Questo discorso sulla dimensione contemplativa della vita si dirige a ogni uomo e donna che intenda condurre un’esistenza ordinata e sottrarsi a quella frattura tra lavoro e persona che minaccia oggi un poco tutti. Vorrei che queste parole fossero un messaggio per tutti gli uomini di buona volontà di Milano e dell’intera Diocesi, spesso appesantiti dall’accumulo delle fatiche quotidiane e dalla molteplicità delle preoccupazioni. Vorrei dire loro che ammiro l’impegno stressante per la costruzione della città, per la difesa e la diffusione del benessere, per il trionfo dell’ordine contro la minaccia sempre incombente del disordine e dello sfascio.

Ma vorrei anche ricordare che l’ansia della vita non è la legge suprema, non è una condanna inevitabile. Essa è vinta da un senso più profondo dell’essere dell’uomo, da un ritorno alle radici dell’esistenza. Questo senso dell’essere, questo ritorno alle radici, ci permettono di guardare con più fermezza e serenità ai gravissimi problemi che la difesa e la promozione della convivenza civile ci propongono ogni giorno.

Ricordiamo infine che su questo sito è disponibile un elenco di Eremi toscani a cui è possibile fare riferimento per un’esperienza di preghiera contemplativa, sia personale che comunitaria.