“Ma qualcuno verrà? Ci riusciremo? Saremo abbastanza? Quante sere ci vorranno?”. Quante domande nei giorni, precedenti questo fatidico momento, domande facilmente prevedibili in chi deve affrontare un impegno nuovo; e alla fine, quale il risultato?
Le persone sono venute, tante. Ci siamo riusciti perfettamente. In poco più di un’ora tutto era finito.
Ma alla fine di che cosa si è trattato?
Per l’inizio dei lavori era necessario liberare la chiesa: togliere i quadri, le croci, gli altoparlanti, spostare le panche e tutto ciò che si trovava nella chiesa perché all’interno deve essere montato il ponteggio per i lavori, primi fra tutti il restauro del campanile.
Inutile e banale descrivere nel dettaglio i lavori, invece è più importante e più bello cogliere il significato di questo momento. Non ho pensato a contare quante persone eravamo, ma certamente più di trenta, uomini e donne, de I Passi e di S. Stefano. A lavorare tutti insieme. Nessuno ha fatto notare la diversa provenienza, segno questo che la chiesa è sentita e vissuta da tutti nello stesso modo: è la casa di Dio, è la casa di tutti, tutti qui ci sentiamo a casa nostra e tutti ci rimbocchiamo le maniche se c’è da fare qualcosa. E’ stato un momento bellissimo, sereno e addirittura gioioso e allegro.
A questo punto che cosa rimane da dire? Finché la cappella de i Passi rimane aperta possiamo ancora celebrare la S. Messa al Sabato pomeriggio poi? Poi ci ritroveremo tutti in S. Stefano. L’esperienza de I Passi, si la partecipazione alla S. Messa sia il lavorare insieme, ci ha fatto capire che essere una sola comunità è più facile di quanto non si pensi, addirittura è bello, coinvolgente, crea armonia, solidarietà.
Questo è anche motivo di speranza e di fiducia: quando ci sarà bisogno di altro lavoro siamo sicuri che tanti saranno ancora pronti e certamente saremo tutti ancora più entusiasti, fra qualche mese, nel contribuire alla sistemazione della chiesa in vista della riapertura.