Ogni campo di Sommocolonia non dura una settimana o 10 giorni, ma ha inizio mesi prima, quando i sacerdoti chiamano gli animatori. E’ lì, nell’entusiasmo e nella paura della prima riunione, che si prende in mano la lista dei ragazzi iscritti e su di loro si comincia a modellare il campo, pensando ad un tema il più possibile accattivante e ad una generale organizzazione delle varie giornate, cercando di toccare argomenti che siano parte della loro vita quotidiana. Sembra fantastico detto così.
Ed in effetti lo è, anche se capitano volte in cui ammetterlo è meno immediato e ce ne accorgiamo solamente tempo dopo. La storia del campo Cresima di quest’anno è un po’ così, speciale: un gruppo di animatori carichi che si mettono al servizio dei ragazzi e una NON risposta dall’altra parte. Già, perché dopo la prima riunione ci sono state la seconda, la terza e altre ancora, e la lista degli iscritti al campo intanto rimaneva inesorabilmente vuota. Siamo stati travolti da molte domande: perché?? Cos’è che non funziona? Come possono dei 14enni non aspettare e volere ardentemente Sommo? Cosa c’è di sbagliato? Lo facciamo o no questo campo?
La situazione era strana… ma la passione, il desiderio, la preghiera hanno vinto. I ragazzi non vengono a iscriversi? Allora andiamo noi da loro! Così ci siamo messi in moto e con l’aiuto dei catechisti dei gruppi, di animatori degli anni precedenti e dei sacerdoti che si sono rivolti a cuore aperto alle famiglie, abbiamo creato una rete che ha raccolto anche i più dubbiosi, riuscendo così a creare un bel gruppo.
Ecco perché questo campo è stato così speciale: perché è stato fortemente voluto ed è stato preso per mano da tutta la comunità. Che forza lo Spirito Santo! Ovviamente poi i ragazzi e le esperienze al campo hanno ampiamente ripagato di tutti i dubbi della preparazione.
Da animatrice di questo campo porto con me gli occhi sorridenti dei ragazzi, l’aiutarsi l’un l’altro all’Orrido di Botri, la complicità con gli animatori e don Federico, le varie attività, i silenzi nelle condivisioni perché in quel momento Dio stava parlando ad ognuno di noi, ma soprattutto due grandi lezioni: imparare a non pretendere di vedere nel presente i frutti della nostra semina e fidarci sempre di Dio, anche se talvolta non capiamo cosa ha in mente, facendo nostre la parole che Maria rivolge ai servi durante le nozze di Cana: fate quello che vi dirà!(Gv 2, 5)
Federica Maria